Il canto 32 dell’Inferno di Dante si svolge nella prima zona e nella seconda zona del nono cerchio, l’ultimo cerchio della voragine infernale, il più profondo e peggiore di tutti. Il nono cerchio occupa i canti 32, 33 e 34.
Nella prima zona del nono cerchio, la Caina, stanno i traditori dei parenti, conficcati nel ghiaccio fino al collo e con il viso rivolto verso il basso; nella seconda zona del nono cerchio, l’Antenora, stanno i traditori della patria, in posizione simile ma con la testa sollevata e tormentata dal freddo. Per contrappasso, ora essi stanno immobili nel gelo così come l’odio che ha indurito i loro cuori li ha privati di ogni sentimento umano.
Canto 32 Inferno riassunto e spiegazione
Invocazione alle Muse vv. 1-12
Dante dichiara, per la prima volta nel corso del suo viaggio nell’Inferno, la difficoltà di descrivere un luogo tanto tremendo, e l’inadeguatezza dei propri versi a farlo. Nel nono e ultimo cerchio dell’Inferno si raggiunge infatti il massimo della degenerazione e dello stravolgimento del male, che superano quasi i limiti dell’umano e dunque l’impresa di descrivere l’inferno, afferma Dante, richiede una lingua matura e non istintiva come quella dei bambini.
Per descrivere l’ultimo cerchio dell’Inferno in maniera adeguata, Dante invoca allora le Muse che aiutarono il poeta greco Anfione a costruire la città di Tebe.
La prima zona: la Caina vv. 13-39
Dante e Virgilio si trovano sul bordo di un immenso lago ghiacciato, il Cocito, dove li ha deposti il gigante Anteo (vedi canto 31 Inferno). Dal ghiaccio emerge solo la testa. Dai loro occhi escono lacrime che cadendo si condensano e i loro denti battono fortemente per il freddo. Questa prima zona è chiamata Caina, da Caino che uccise a tradimento il fratello Abele.
I traditori dei parenti vv. 40-69
Dante vede che dal lago emergono le teste dei dannati, con il volto rivolto verso il basso, e si rivolge a due di loro, così vicini che le loro chiome si confondono; chiede il loro nome, ma le lacrime li accecano ghiacciandosi ed essi cozzano uno contro l’altro per la rabbia e il dolore. Da un altro dannato Dante apprende il loro nome: sono i fratelli Alessandro e Napoleone degli Alberti, toscani, che si uccisero a vicenda. Il dannato che parla è Camicione dei Pazzi, che uccise a tradimento un cugino, il quale a sua volta attende un altro parente.
La seconda zona: Antenora. Incontro con Bocca degli Abati e altri traditori vv. 70-123
Nella seconda zona del nono cerchio, l’Antenora, che prende il nome dall’eroe troiano Antenore, che tradì la propria città, si trovano i traditori della patria. Essi stanno conficcati nel ghiaccio fino a metà del viso.
Dante con il piede urta il volto di un dannato, che non vuole rivelare la propria identità. A svelarne il nome è un altro dannato: è Bocca degli Abati, il traditore della battaglia di Montaperti (1260), nella quale i Ghibellini sconfissero i Guelfi. Bocca degli Abati a sua volta rivela il nome di chi lo ha tradito: è Buoso da Duera, signore di Cremona, traditore dei Ghibellini per denaro: si fece infatti corrompere dai francesi di Carlo d’Angiò. Bocca, poi, prosegue nominando altri traditori della patria.
Il conte Ugolino vv. 124-139
Allontanatosi da Bocca, Dante è colpito da uno spettacolo orribile: un dannato addenta furiosamente il cranio di un altro. Dante chiede allo spirito chi sia e perché odii a tal punto il suo compagno di pena: inizia così l’incontro con il conte Ugolino della Gherardesca, protagonista del canto successivo.