Il canto 5 del Paradiso si svolge nel cielo della Luna e nel cielo di Mercurio, dove risiedono rispettivamente le anime di coloro che, per violenza subita, non portarono a termine l’impegno preso nei confronti di Dio con i voti religiosi, e le anime di coloro che operarono il bene per ottenere buona fama personale sulla Terra.
Canto 5 Paradiso riassunto e spiegazione
La dottrina del voto vv. 1-63
Il canto 5 del Paradiso inizia col proseguo del dialogo interrotto alla fine del canto precedente, quando Dante aveva chiesto a Beatrice se fosse possibile compensare in qualche modo i voti mancanti. Ella spiega che dato che il voto è un patto sacro con il quale l’uomo dona a Dio la cosa più preziosa che ha, cioè il libero arbitrio, non è possibile recedere da esso o sostituirlo. Poi, alla possibile obiezione sul fatto che la Chiesa concede dispense dai voti, Beatrice precisa che: la forma del voto, cioè il patto stipulato con Dio, non può in alcun modo essere sciolto, mentre il contenuto del voto, cioè la cosa promessa, può in alcuni casi essere sostituita, ma solo con il permesso della Chiesa e solo con una nuova promessa che comprenda un impegno maggiore rispetto a quello iniziale. Però, afferma sempre Beatrice, ci sono voti inestimabili, come quello di castità e di obbedienza, che non possono essere sostituiti in nessun caso.
Ammonimento di Beatrice ai cristiani vv. 64-84
Beatrice esorta gli uomini a non contrarre voti superficialmente, ricordando due casi di voti presi alla leggera. Il primo riguarda Iefte, giudice di Gerusalemme, che fece voto a Dio che se avesse sconfitto gli Ammoniti, avrebbe sacrificato la prima cosa che avrebbe incontrato tornando a casa; per prima gli venne incontro sua figlia e fu quindi costretto a ucciderla. Il secondo caso riguarda Agamennone, capo dell’esercito greco durante la guerra di Troia. Egli promise che avrebbe sacrificato ciò che aveva di più bello per ottenere il vento propizio per far salpare le navi alla volta di Troia: uccise dunque sua figlia Ifigenia.
Beatrice polemizza poi con coloro che abusano dei voti, perché per la salvezza dell’uomo basta solo seguire gli insegnamenti delle Sacre Scritture e la guida spirituale del papa, per non rischiare di farsi deridere come “pecore matte” dagli ebrei («uomini siate e non pecore matte» v. 80).
Ascesa al cielo di Mercurio vv. 85-99
Nel frattempo Dante e Beatrice salgono al secondo cielo, il cielo di Mercurio, dove si trovano le anime di coloro che in vita operarono il bene per conseguire onore e gloria. Beatrice si trasfigura e diventa ancora più luminosa e bella e la gioia di Dante si fa più intensa.
L’incontro con l’imperatore Giustiniano vv. 100-139
Una schiera di beati si avvicina a Dante; uno di essi gli si rivolge direttamente invitandolo a parlare. Incoraggiato da Beatrice, Dante chiede chi sia e perché si trovi nel cielo di Mercurio. Il beato, che nel canto successivo si rivelerà essere l’imperatore romano Giustiniano, diventando ancora più luminoso, si accinge a rispondere.