Il canto 19 del Paradiso di Dante si svolge nel sesto cielo, il cielo di Giove, dove si trovano gli spiriti giusti, che ebbero fama in vita, perché operarono secondo giustizia, ma il cui esempio non è più seguito sulla Terra.
Canto 19 Paradiso riassunto
L’Aquila della Giustizia divina vv. 1-22
Nel cielo di Giove, Dante ammira con stupore la sagoma dell’Aquila formata dalle anime luminose dei beati, eppure l’Aquila, che è simbolo della Giustizia che deriva da Dio, parla come se si trattasse di una sola persona. L’Aquila spiega infatti che a parlare sono le anime riunite di sovrani e imperatori giusti, che sono ricordati anche da coloro che non ne seguono l’esempio.
Discorso dell’Aquila sulla Giustizia divina vv. 23-90
Dante esprime all’Aquila un dubbio a proposito della Giustizia divina: come può la Giustizia divina giudicare ingiusto un uomo che ha vissuto lontano dal cristianesimo, di cui non ha avuto alcuna notizia, e che comunque non ha peccato? Va condannato solo perché, senza alcuna colpa, non ha ricevuto il battesimo?
L’Aquila risponde che la ragione umana non può giudicare cose che sono per lei incomprensibili, ma può solo rimettersi alla Sacra Scrittura; la volontà di Dio è buona per natura e dunque da essa può discendere solo giustizia: il fedele deve inchinarsi alla sua volontà pur non comprendendola.
Invettiva dell’Aquila contro i corrotti sovrani cristiani vv. 91-148
L’Aquila afferma che nel giorno del Giudizio Universale ci saranno infedeli giusti molto più vicini a Cristo di tanti che si professarono cristiani a parole senza esserlo nelle azioni, e mentre questi verranno condannati, quelli saranno salvati. Il modo in cui ciò avverrà è imperscrutabile. L’Aquila condanna le cattive azioni di alcuni principi cristiani al tempo di Dante, tra cui Filippo IV il Bello, re di Francia, e Carlo II d’Angiò, re di Napoli.