Andromaca nella mitologia greca è figlia di Eezione, re di Tebe in Misia; è moglie di Ettore, il più valoroso tra gli eroi troiani, a cui dà un figlio, Astianatte o Scamandrio (dal fiume Scamandro che attraversa la città di Troia). Destinata a perdere tutti i suoi cari, si distingue per la sua fedeltà coniugale, la sincerità e la bontà d’animo.
Prima dell’assedio alla città di Troia, Achille uccise il padre e i sette fratelli di Andromaca; sua madre morì per il grande dolore.
Dopo la morte di Ettore per mano di Achille e la caduta di Troia, Andromaca diventò la schiava del feroce Neottolemo, figlio di Achille, che le strappò il piccolo Astianatte gettandolo dalle mura della città (consigliato in questo da Ulisse, il quale non voleva che la stirpe di Priamo, re di Troia, avesse alcuna discendenza). Da Neottolemo ebbe tre figli: Molosso, Pieolo e Pergamo.
Poi, fu data allo schiavo Eleno, fratello del defunto Ettore, quando Neottolemo stava per sposare Ermione, figlia di Elena e Menelao. Eleno ricevette anche una parte della regione dell’Epiro su cui regnare dallo stesso Neottolemo, prima che questi morisse per mano di Oreste, a cui era stata promessa in sposa Ermione.
La figura di Andromaca compare per la prima volta nel canto VI dell’Iliade, come moglie fedele e affettuosa, mentre cerca di dissuadere il marito Ettore dal tornare in battaglia (leggi Ettore e Andromaca: l’incontro e l’addio).
Nell’Eneide di Virgilio, Enea incontra Andromaca in Epiro mentre regna tranquilamente con Eleno (leggi Eneide libro 3 riassunto).
La figura e il mito di Andromaca furono trattati da Euripide (leggi Andromaca tragedia di Euripide riassunto) e, fra i poeti latini, da Quinto Ennio (Andromaca prigioniera). Poi, tra i moderni, compare nell’opera omonima di Racine (1667). Da questa derivarono poi numerose opere musicali, fra cui l’Andromaca di Giovanni Paisiello (1797) e l’Andromaque di André Ernest Modeste Grétry (1780).
