Mary Wollstonecraft (1759-1797) filosofa e scrittrice britannica, promotrice dei diritti delle donne, è autrice della celebre Rivendicazione dei diritti della donna (A Vindication of the Rights of Woman) pubblicata nel 1792, considerato il primo manifesto femminista della storia. Muore per febbre puerperale dieci giorni dopo aver partorito sua figlia Mary (la futura Mary Shelley), l’autrice di Frankenstein e moglie del poeta Percy Bysshe Shelley.
Mary Wollstonecraft – Rivendicazione dei diritti della donna
Questo libro, oltre a sostenere la parità dei diritti della donna (fra cui quello al voto), richiama l’attenzione sul tema dell’istruzione delle donne penalizzate per secoli da un’educazione maschilista, che le ha relegate al rango di graziosi «animali domestici». Nel contempo, però, l’autrice denuncia la responsabilità delle donne stesse, le quali si sono rese complici degli uomini piegandosi a un modello di femminillità che le ha volute tutte «vezzi e frivolezze».
Mary Wollstonecraft – la vita
Mary Wollstonecraft nasce a Londra il 27 aprile 1759, seconda di sette figli, in una famiglia condizionata dalla povertà, dall’alcolismo del padre e dall’anaffettività della madre. Costruisce la sua istruzione attraverso studi personali, da autodidatta.
Nel 1768, per guadagnarsi da vivere, con le sue sorelle e un’amica (Fanny Blood) apre una scuola per ragazze e in seguito un’altra ancora, ma entrambe le iniziative non vanno a buon fine. Accetta quindi un impiego come governante in Irlanda.
Licenziata, nel 1787 torna a Londra e comincia a collaborare con la rivista “Analytical Review” e a frequentare il circolo di intellettuali dell’editore Joseph Johnson, che comprendeva, tra gli altri, William Blake, Thomas Paine (sostenitore del diritto di voto alle donne), Joseph Priestley e il pittore Heinrich Füssli. Con quest’ultimo nacque una travagliata relazione, destinata però a interrompersi poco dopo, perché Füssli era sposato. A quell’anno risale il suo primo scritto Riflessioni sull’educazione delle figlie: è una critica sull’educazione inadeguata impartita alle donne, rese incapaci di affrontare i problemi della vita, «emarginate in un ruolo ridicolo e dannoso».
Il suo lavoro presso la rivista le permette di conoscere gli scritti e il pensiero dei maggiori intellettuali europei illuministi del tempo: D’Alembert, Diderot, Voltaire, Rousseau. Critica quest’ultimo per la sua concezione sulla donna: la donna è dominata dalle passioni, questo implica uno ostacolo all’uso della sua ragione, e conferma dunque la sua inferiorità.
Nel 1792 Mary Wollstonecraft è a Parigi, in piena Rivoluzione francese. Scrive il saggio Rivendicazione dei diritti della donna (A Vindication of the Rights of Woman), mentre sul piano personale s’innamora di Gilbert Imlay, un ufficiale dell’esercito americano, anche uomo d’affari, con il quale ha una figlia, Fanny (in ricordo della sua amica morta prematuramente). Lei viene lasciata da lui e lei tenta il suicidio. Intraprende un viaggio in Scandinavia e scrive Lettere scritte durante una breve permanenza in Svezia, Norvegia e Danimarca.
Ritorna a Parigi e scopre che Imlay ha una storia con un’altra donna: tenta di nuovo il suicidio, ma si riprende e torna in Inghilterra e inizia la stesura del romanzo L’oppressione della donna.
Finalmente trova l’amore con il filosofo William Godwin, che sposerà dopo aver scoperto di aspettare un bambino. Dieci giorni dopo aver partorito la loro bambina Mary (diventerà la nota Mary Shelley, autrice del noto romanzo Frankenstein e moglie del poeta Percy Bysshe Shelley), il 10 settembre 1797 Mary Wollstonecraft muore per setticemia.
Dopo la sua morte, William Godwin adotta la piccola Fanny e scrive la biografia della moglie.