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Gianni Lotteringhi – Decameron: prima novella, settima giornata

La novella Gianni Lotteringhi (o anche “La fantasima di monna Tessa“) è la prima novella della settima giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio, dedicata al tema della beffa delle donne contro i mariti. La racconta Emilia.

Emilia inizia la novella descrivendo il fiorentino Gianni Lotteringhi, di professione lanaiolo, gran lavoratore, uomo sciocco e bigotto. Ama infatti stare in compagnia di frati e religiosi, trascurando la moglie, la bella e astuta monna Tessa.

La donna ha come amante Federigo di Neri Pegolotti, un giovane bello e forte. I due si incontrano abitualmente di nascosto nella tenuta estiva del marito, tra Fiesole e Firenze. Insieme hanno escogitato un sistema per vedersi quando il marito non è in casa: se nella vigna accanto alla casa c’è un teschio d’asino attaccato a un palo rivolto verso Firenze, Federigo potrà andare di notte da Tessa, dopo aver bussato tre volte alla porta; se il teschio è rivolto verso Fiesole, allora vorrà dire che Gianni, il marito ingannato, è in casa.

Una sera Gianni, il marito, arriva molto tardi, inatteso. Federigo, non avvisato in tempo della cosa, giunge alla casa e inizia a bussare. Tessa, svegliata dal marito preoccupato, dice che si tratta della «fantasima», che la terrorizza ogni notte e che bisogna scacciarla con una formula magica, che le ha insegnato un eremita: «Fantasima, fantasima che di notte te ne vai, a coda ritta ci venisti, a coda ritta te n’andrai».

A termine della formula recitata, che altro non è che un messaggio in codice per l’amante, Tessa ordina al marito Gianni di sputare a terra, (lo sputo era considerato un atto efficace contro gli incantesimi). Gianni esegue attentamente quanto detto dalla moglie e crede di aver scacciato così il fantasma. I due amanti continuano tranquilli a frequentarsi, ridendo della stoltezza del povero Gianni.

Gianni Lotteringhi, il marito ingannato, è una delle tante rappresentazioni del borghese ricco, ma sciocco e bigotto, che Boccaccio ci propone nel Decameron. Come tale, agli occhi di Boccaccio, è un predestinato a essere vittima di beffe e tradimenti. La novella si conclude quindi con il trionfo di una moglie troppo scaltra e lo scorno di un marito troppo sciocco per competere con lei.

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