Home » Riassunti » Letteratura » Dante Petrarca Boccaccio: i padri della letteratura italiana

Dante Petrarca Boccaccio: i padri della letteratura italiana

Dante, Petrarca e Boccaccio sono spesso citati come le “tre corone fiorentine”, non solo per la loro origine comune nella città toscana ma perché sono i tre grandi scrittori italiani che hanno segnato la storia della lingua e della letteratura italiana.

Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375) hanno vissuto nello stesso secolo e per alcuni decenni anche Dante Alighieri (1265-1321).

Boccaccio divenne amico di Francesco Petrarca e fu grande ammiratore di Dante: è stato il suo primo biografo. Nel Trattatello in laude di Dante Boccaccio descrive Dante come «uomo di mediocre statura, con il volto lungo e il naso aquilino, le mascelle grandi, e il labbro di sotto proteso tanto che alquanto quel di sopra avanzava: sulle spalle alquanto curvo, e gli occhi anzi grossi che piccoli, e di color bruno, e i capelli e la barba crespi e neri, e sempre malinconico e pensoso». Nel 1373 Boccaccio accettò di leggere e commentare pubblicamente la Commedia di Dante (che definì «Divina»).

Confronto tra Dante Petrarca Boccaccio

A Dante, Petrarca e Boccaccio va il merito di aver con le loro opere (la Divina Commedia di Dante, il Canzoniere di Petrarca e il Decameron di Boccaccio) trasformato il fiorentino nella lingua letteraria italiana, ricca e capace di esprimere qualsiasi contenuto.

Però mentre Dante esprime ancora valori tipicamente medievali e comunali, con Petrarca e Boccaccio si entra nel cosiddetto “autunno del Medioevo”, cioè in un periodo di passaggio tra l’età medievale e l’epoca moderna. Nelle opere, Petrarca e Boccaccio esprimono i valori di una nuova cultura, che non si basa più soltanto sui valori religiosi ma sposta l’interesse sull’uomo nella sua dimensione terrena, sulle sue capacità di agire nella natura e nella storia, sull’amore inteso in modo più concreto e sui valori dell’ingegno. Sono tematiche legate a una nuova società, che esprimono la mentalità del ceto borghese, che si afferma grazie alla sua intraprendenza e alla sua capacità di dominare la realtà e godere la vita terrena.

La figura della donna in Dante Petrarca Boccaccio

Fondamentale nella produzione di tutti e tre è la figura femminile, che si concretizza rispettivamente in Beatrice per Dante, in Laura per Petrarca e in Fiammetta per Boccaccio.

Per Dante la donna è una figura salvifica, l’unico tramite tra l’uomo e Dio. A Beatrice Dante dedica la Vita Nuova: la giovane donna è rappresentata come un essere dall’animo nobile e puro, quasi simile a un angelo, capace di avvicinare l’uomo a Dio.

L’amore di Petrarca per Laura è invece un amore sensuale, quindi terreno, e continuamente vissuto come peccato. All’amore per Laura sono dedicati quasi tutti i componimenti del Canzoniere. Per Boccaccio infine la donna può finalmente esprimere i propri desideri erotici e le vengono riconosciuti le doti di coraggio, ingegno e virtù.

Chi è Francesco Petrarca?

Francesco Petrarca nasce ad Arezzo nel 1304. Nel 1312 si trasferisce in Francia con la famiglia, perché il padre lavora come notaio alla corte papale, che in quegli anni si era trasferita ad Avignone. Lì, il 6 aprile 1327, nella chiesa di Santa Chiara, vede per la prima volta Laura, la donna che amerà per tutta la vita e che ispirerà gran parte delle sue poesie. Dopo gli studi di legge, Petrarca sceglie la carriera ecclesiastica e viene assunto come cappellano dal cardinale Giovanni Colonna. Appoggiato da questa potente famiglia romana, compie in quegli anni numerosi viaggi in Europa, entrando in contatto con i più importanti intellettuali del tempo e dedicandosi alla scrittura e allo studio dei classici latini.

Ai viaggi alterna periodi di raccoglimento nella tranquilla dimora di Valchiusa, vicino ad Avignone.

La sua fama nel tempo cresce sempre più: nel 1341 a Roma, in Campidoglio, riceve la laurea poetica, con una solenne cerimonia.

Dal 1370 si stabilisce definitivamente ad Arquà, sui Colli Euganei, dove muore tra il 18 e il 19 luglio 1374.

Le opere di Petrarca

A differenza di Dante, Petrarca crede che la lingua antica sia superiore al volgare e scrive la maggior parte delle sue opere in latino. La sua fama è però legata alle opere in volgare, e soprattutto al Canzoniere.

Le opere in volgare sono il Canzoniere e i Trionfi (poema allegorico). Le opere in latino sono: Secretum, un immaginario dialogo in tre libri tra Petrarca e sant’Agostino su temi religiosi e morali; Epistolae; Africa, un poema incompiuto sulle vicende della seconda guerra punica.

Chi è Giovanni Boccaccio?

Giovanni Boccaccio nasce nel 1313 a Certaldo o, più probabilmente, a Firenze. All’età di 14 anni si trasferisce con il padre, un ricco mercante, a Napoli. Lì viene avviato alla pratica del commercio e agli studi di diritto. Interessato alla letteratura, frequenta la corte del re Roberto d’Angiò, dove conosce Fiammetta, una dama di cui si innamora. Scrive intanto le sue prime opere in volgare.

Nel 1340, seppure a malincuore, deve ritornare a Firenze, per aiutare il padre che è in difficoltà finanziarie. Si trova a Firenze quando nel 1348 la peste infuria nella città, provocando la morte del padre e di molti amici. Inizia intanto la composizione della sua opera maggiore, il Decameron, compiuto nel 1351.

Negli anni successivi, Boccaccio svolge numerosi incarichi diplomatici per il Comune di Firenze; tra questi una visita a Francesco Petrarca, per offrirgli di insegnare all’università. Petrarca non accetta la proposta, ma tra i due scrittori nasce un’amicizia sincera e duratura.

Sempre oppresso da problemi economici, si trasferisce a Napoli, sperando di trovare un’occupazione che gli permetta di vivere la vita agiata e serena di un tempo.

Deluso, rientra in Toscana e dal 1370 si ritira nella sua casa di Certaldo, presso Firenze, per dedicarsi alla meditazione religiosa e allo studio fino alla sua morte, nel 1375.

Chi è Dante Alighieri?

Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265 da una famiglia di piccola nobiltà. Appassionato di studi letterari, si dedica presto alla poesia e diventa uno dei più significativi rappresentanti del Dolce Stil Novo. L’avvenimento più importante della sua giovinezza è l’amore spirituale per Beatrice, che canta nelle sue opere come la donna angelicata degli stilnovisti.

Nel 1295, per volontà del padre sposa Gemma Donati, da cui ha quattro figli. Nel frattempo partecipa alla vita politica della sua città che in quegli anni è tormentata da lotte interne tra i Guelfi bianchi e Guelfi neri. Dante si schiera con i Guelfi bianchi e ottiene varie cariche pubbliche. Nel 1300 riveste anche la carica di priore, la più importante nell’ambito del Comune. Poco tempo dopo, mentre si trova a Roma in qualità di ambasciatore, i Guelfi neri hanno il sopravvento e lo condannano all’esilio: è il 1302 e per Dante inizia una vita dolorosa, che lo porta a vagare presso diversi corti dell’Italia settentrionale, dove chiede e ottiene ospitalità.

Continua a scrivere trattati sulla lingua (De vulgari eloquentia), sulla filosofia (Convivio) e sulla politica (De monarchia). Dopo essere stato ospite degli Scaligeri e dei Malaspina, Dante trascorre un periodo di realtiva tranquillità a Ravenna, presso la corte di Guido da Polenta, dove termina il suo capolavoro, la Commedia, prima della morte nel 1321.

Ultimi articoli

Giochi

Sullo stesso tema