Dalla polvere da sparo alle armi da fuoco: ripercorriamo l’intera vicenda in un breve riassunto.
La polvere da sparo, detta anche polvere nera, è un esplosivo costituito da varie sostanze mescolate insieme: salnitro (nitrato di potassio), carbone vegetale, zolfo. La sua invenzione è attribuita ai cinesi e la tradizone vuole che la polvere da sparo inizialmente fosse usata solo per divertimento, cioè per esperimenti pirotecnici come i fuochi d’artificio. Ma in Cina, a partire dal X secolo, essa era utilizzata anche per le armi da fuoco, ovvero per razzi e bombe esplosive lanciate da catapulte.
Un paio di secoli dopo appaiono le canne da lancio, dapprima cilindri di bambù (canne, appunto) poi, verso il 1290, canne di metallo.
La diffusione della polvere da sparo o polvere nera
Dalla Cina, l’utilizzo militare della polvere nera si diffuse in Giappone, nel mondo arabo e infine in Europa, dove la polvere da sparo cominciò a essere utilizzata in campo militare nel corso del Quattrocento e poi in modo sempre più massiccio nel Cinquecento.
Nacquero nuove armi, come i cannoni e gli archibugi (gli antenati dei moderni fucili). La presa di Costantinopoli nel 1453, da parte dei Turchi guidati da Maometto II, mostrò al mondo intero la potenza delle nuove armi da fuoco. Per oltre un millennio le mura di Costantinopoli avevano resistito ad assedi di ogni tipo senza venire scalfite. Esse non poterono invece nulla contro l’esercito ottomano dotato di un cannone capace di sparare proiettili di 6 quintali, che letteralemnte sbriciolarono le difese bizantine.
Effetti della diffusione delle nuove armi da guerra
Cambiò quindi il modo di fare la guerra: le palle di cannone e le pallottole perforavano facilmente le corazze degli avversari e le armature medievali divennero pertanto inutili.
La vittoria sul campo di battaglia non dipendeva più dall’eroismo e dal valore dei singoli cavalieri, che affrontavano il nemico in duelli a distanza ravvicinata, ma dalla potenza della fanteria, formata da soldati che combattevano a piedi impugnando gli archibugi. Il più umile fante poteva abbattere con facilità il più forte cavaliere, inutilmente difeso dalla sua pesante armatura: per questo motivo si cominciarono presto a organizzare, in appoggio alla fanteria, reparti di cavalleria armati alla leggera.
La forza di un esercito dipendeva quindi dal numero di uomini e dalla potenza delle loro armi, più che dal loro valore. Nacque il «mestiere delle armi»: gli eserciti erano formati da soldati di professione, che combattevano, dietro compenso, per l’uno o per l’altro Signore, ed erano perciò detti soldati mercenari. Questi soldati, naturalmente, erano facilmente corruttibili e per un compenso più alto potevano tradire colui per il quale stavano combattendo.
Si accentuò il declino della nobiltà feudale, che fondava la sua forza sulla cavalleria; al contrario si rafforzarono le monarchie che, dotate di maggiori risorse finanziarie, erano in grado di investire nella produzione di nuove armi e dei pesanti mezzi necessari per trasportarle.
L’invenzione della polvere senza fumo nell’Ottocento
L’utilizzo della polvere nera terminò negli ultimi decenni dell’Ottocento, quando furono introdotti esplosivi nuovi di maggiore e più terribile efficacia: le cosiddette polveri infumi (cioè polveri senza fumo), ottenute da miscele di nitrocellulosa con o senza nitroglicerina e altre sostanze chimiche.
Le polveri infumi erano tre volte più potenti della polvere nera e risolvevano il problema del fumo prodotto dall’esplosione della miscela (dopo qualche colpo d’arma da fuoco il fumo impediva la visuale del nemico).
Nel 1884 in Europa iniziò la produzione industriale delle polveri infumi, mentre negli Stati Uniti la polvere nera continuò a essere usata come propellente per fucili fino al 1892.
Attualmente le polveri senza fumo sono utilizzate per proiettili, razzi e cannoni e costituiscono gli esplosivi più usati in campo bellico.