Cesare Beccaria, giurista ed economista, è uno dei principali esponenti dell’Illuminismo italiano. Il suo scritto più celebre, Dei delitti e delle pene, ha posto le fondamenta della scienza criminale moderna, laicizzando il diritto penale e separando il concetto di peccato da quello di reato.
Cesare Beccaria – la vita
Cesare Beccaria, marchese di Gualdrasco e di Villareggio, nacque a Milano il 15 marzo del 1738. Studiò a Parma presso i Gesuiti e si laureò in Legge a Pavia (1758). Il matrimonio con la vivace e volubile Teresa Blasco, di umili origini, gli costò un aperto scontro con i genitori.
Dalla loro unione nacque, nel 1762, Giulia, futura madre di Alessandro Manzoni.
Tra il 1763 e il 1764, sulla scia di animate discussioni con i fratelli Verri, scrisse di getto il saggio Dei delitti e delle pene, il solo testo dell’Illuminismo italiano che abbia avuto risonanza europea.
In realtà l’opera fu il frutto di un lavoro collettivo dell’Accademia dei Pugni, al quale ciascuno diede il proprio contributo con idee e suggerimenti. Alessandro Verri, in particolare, aveva constatato come l’antiquata procedura criminale fosse causa di numerosi errori giudiziari. Cesare Beccaria, che era economista e filosofo e inizialmente aveva scarsa conoscenza dell’argomento, incominciò a interessarsi dei problemi sociali e giudiziari, in particolare delle condizioni della giurisdizione penale del tempo, dei metodi dell’Inquisizione e dei metodi di tortura. Raccolse quindi per iscritto le sue impressioni e le discusse con gli amici dell’Accademia, registrando le conversazioni in decine di appunti, che riordinati in maniera organica furono pubblicati in forma di trattato.
Le indicazioni di Cesare Beccaria furono immediatamente recepite dall’imperatrice Caterina II di Russia nella riforma del sistema giudiziario russo; il testo circolò in tutta Europa, sollevando un fermento di adesioni, confutazioni e polemiche.
Cesare Beccaria fu tra i collaboratori de “Il Caffè” (1764-1766), la rivista fondata da Pietro e Alessandro Verri, principale strumento di diffusione del pensiero illuministico italiano.
Nel 1767 fu invitato a Parigi e fu per qualche mese al centro del vivace interesse dei circoli illuministi; rimpatriò prima del previsto, rifiutando il ruolo di grande intellettuale che gli era stato riservato. Rinunciò anche all’invito pressante di Caterina II, la quale lo voleva con sé a Pietroburgo; ottenne in compenso la nomina a professore di Economia politica presso le Scuole Palatine milanesi, dove Giuseppe Parini insegnava eloquenza.
Il resto della vita di Cesare Beccaria fu assorbito dagli studi di economia e dalla compilazione delle Ricerche intorno alla natura dello stile (1770), una storia generale del progresso civile dell’umanità, che tuttavia l’autore non arrivò a concludere.
Ricoprì importanti cariche nell’amministrazione asburgica dello Stato.
Cesare Beccaria morì a Milano il 28 novembre del 1794.