Deus ex machina il cui significato è “il dio che si manifesta con la macchina” è un’espressione latina. Si tratta di un procedimento tecnico che negli spettacoli teatrali dell’antica Grecia consisteva nel fare apparire un attore che impersonava un dio, calato sulla scena con un congegno meccanico (una specie di gru in legno, con un sistema di cavi e carrucole), che interveniva a risolvere la soluzione di una complicata vicenda, altrimenti non risolvibile dai protagonisti umani sulla scena. In genere compariva verso la fine del dramma.
Questo congegno meccanico in greco veniva chiamato mechanè.
Tra i tre grandi tragediografi greci Sofocle, Eschilo ed Euripide, si pensa che sia stato quest’ultimo il pioniere di questo espediente. Fu Euripide a introdurre, per la prima volta, il deus ex machina nella Medea, una delle sue tragedie più audaci, rappresentata per la prima volta ad Atene, durante le Grandi Dionisie del 431 a.C. Nel finale Medea appare su un carro volante fornito dal dio Sole, per sfuggire alla punizione per aver ucciso i suoi figli avuti da Giasone. Sul carro porta i bambini morti e lei stessa appare come una dea. Quindi vola via sul carro divino, trainato dai draghi, impunita ma straziata dal dolore, mentre Giasone la maledice.
Deus ex machina significato nel linguaggio comune
Per estensione, l’espressione latina Deus ex machina è entrata anche nel linguaggio corrente e designa in un testo letterario, in un film ecc. una soluzione improvvisa e inattesa, in grado di cambiare lo stato delle cose e risolvere la storia, oppure un personaggio che risolve un problema, spesso senza via d’uscita, o che svolge un ruolo risolutore nella trama di un’opera.