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Corte rinascimentale: cos’era e come si viveva

La corte rinascimentale (XV-XVII secolo) non era solo la residenza nobiliare, ma centro di cultura, arte e politica, dove artisti, filosofi, scienziati e letterati collaboravano e creavano opere.

In genere la sede della corte si trovava nella città in cui il Signore risiedeva per la maggior parte del tempo, come ad esempio Firenze per i Medici, Ferrara per gli Este, Mantova per i Gonzaga, Milano per gli Sforza. I Signori però erano spesso in viaggio, sia per tenere sotto controllo i loro territori sia per motivi di svago.

Chi viveva nella corte rinascimentale?

La corte era costituita dai cortigiani, cioè dall’insieme di persone che lavoravano per il Signore e per la sua famiglia e che vivevano nel loro palazzo. Nel palazzo, inoltre, vivevano le persone di servizio come barbieri, medici, cuochi, lavandaie, balie, guardie, giardinieri.

I cortigiani erano innanzitutto funzionari di governo, incaricati di precise mansioni amministrative e politiche: ministri, consiglieri, esperti di diritto e di economia. C’erano poi gli esponenti del clero e i nobili, il cui compito era quello di tenere compagnia al Signore e a i suoi familiari: dovevano essere esperti di musica, danza e arte, saper conversare amabilmente, essere equilibrati e discreti in ogni atteggiamento. I Signori amavano poi circondarsi anche di letterati e poeti, artisti, musicisti, filosofi e uomini di scienza.

Così le corti rinascimentali divennero anche centri di cultura e arte. Un esempio emblematico è rappresentato dalla corte dei Medici a Firenze, dove artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Sandro Botticelli trovarono un ambiente fertile per esprimere il loro genio. Alla corte degli Este a Ferrara, invece, Ludovico Ariosto scrisse il celebre poema epico Orlando furioso, mentre a Urbino, sotto il governo di Federico da Montefeltro, si sviluppò una delle biblioteche più importanti dell’epoca.

La vita a corte

Da Il cortegiano, un libro sulle perfette qualità dell’uomo di corte scritto nel 1528 da Baldassarre Castiglione, scopriamo che i cortigiani dovevano sostenere elevate spese di rappresentanza per indossare sempre abiti sontuosi, realizzati con stoffe di alta qualità e impreziositi da oro e gioielli, e per disporre di camerieri personali, cavalli e carrozze.

Anche i Signori delle corti rinascimentali spendevano ingenti somme di denaro per mantenere le loro corti e per dare un’immagine prestigiosa di se stessi. Questo li spingeva a gareggiare nell’organizzazione di feste, banchetti, battute di caccia, tornei e giostre.

Numerose erano le occasioni per festeggiare presso una corte rinascimentale: le vittorie militari, l’arrivo di un ospite importante o, ancora, matrimoni, battesimi e altri eventi legati alla vita del Signore.

I banchetti e le feste nella corte rinascimentale

I sontuosi banchetti che accompagnavano i festeggiamenti erano concepiti come uno spettacolo che si sviluppava secondo un tema. Sia gli ambienti sia gli arredi della tavola venivano decorati con soggetti che si accordavano con il tema scelto. Le ricche tavole, disposte a ferro di cavallo o in cerchio, erano addobbate con fiori e frutta. Anche l’ingresso delle portate obbediva a esigenze spettacolari: piatti riccamente decorati venivano portati in tavola da camerieri in costume, secondo il tema della festa.

Durante il banchetto, i convitati erano allietati da musicisti e poeti. Spesso una rappresentazione teatrale segnava il momento culminante della festa: il testo messo in scena era scritto dai letterati di corte, talvolta proprio per l’occasione, e recitato dagli stessi cortigiani.

Le battute di caccia

Un altro dei passatempi tipici del periodo era la caccia e, in particolare, quella con il falcone. Il Signore, accompagnato dai cortigiani e dalle dame di corte, si recava sul luogo, generalmente un bosco, dove alcuni servitori liberavano le prede (fagiani, colombe, anatre, lepri).

La caccia aveva inizio quando il Signore toglieva al rapace il cappuccio che gli copriva la testa e lo lanciava in aria. A quel punto, egli stesso e i cortigiani a cavallo inseguivano l’uccello, pronti a raccogliere le prede che cadevano sotto i suoi artigli. Alle zampe del falcone era legato un sonaglio, che consentiva ai cortigiani di sapere sempre dove si trovasse.

Erano diffuse inoltre la caccia al cinghiale, con la lancia, e la caccia ai daini e ai cervi, con l’arco.

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