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Legge Acerbo, la legge elettorale fascista del 1923

La Legge Acerbo del 1923 fu la legge maggioritaria voluta da Mussolini per consentire al Partito Nazionale Fascista (PNF) di conquistare una solida maggioranza in Parlamento. Garantiva alla lista che avesse ottenuto più del 25% dei voti di avere i due terzi di tutti i seggi in Parlamento; il restante terzo andava alle altre liste, suddiviso secondo il metodo proporzionale.

Ulteriori modifiche alla precedente legge elettorale del 1919 furono l’abbassamento dell’età per l’elettorato passivo da 30 a 25 anni, l’abolizione dell’incompatibilità per le cariche amministrative ad eccezione dei prefetti, vice prefetti e agenti di pubblica sicurezza e l’adozione della scheda elettorale al posto della busta.

Lo schema del nuovo disegno di legge predisposto da Giacomo Acerbo, Sottosegretario alla Presidenza del Governo Mussolini, venne presentato il 9 giugno 1923 alla Camera dei Deputati. La legge venne approvata dalla Camera a larga maggioranza a scrutinio segreto il 21 luglio con 223 voti favorevoli e 123 contrari. Tra questi i deputati socialisti, comunisti, liberali progressisti e popolari che facevano capo a Luigi Sturzo.

La legge Acerbo fu applicata una sola volta: nelle elezioni politiche che si svolsero il 6 aprile 1924. I fascisti si presentarono insieme con esponenti liberali, nazionalisti e cattolici moderati in una lista nazionale (il cosiddetto “listone nazionale”) mentre le opposizioni si presentarono divise in sei liste. Le elezioni si svolsero tra brogli, intimidazioni e violenze da parte dei fascisti e la lista nazionale di Mussolini ottenne una larga maggioranza (il 64% dei voti) e 355 deputati.

Il 10 giugno 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti, che in un discorso alla Camera aveva denunciato pochi giorni prima gli atti illegali compiuti dai fascisti durante le elezioni, fu rapito e ucciso da un gruppo di squadristi.

Il 3 gennaio 1925 Mussolini, con un discorso alla Camera, si assunse la responsabilità «politica, morale e storica» del delitto Matteotti. Ebbe così inizio la dittatura fascista.

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