Deidamia era figlia di Licomede, re di Sciro, isola greca nel mare Egeo. Un giorno qui giunse Achille, travestito in abiti femminili, perché Teti voleva evitare che il figlio partecipasse alla guerra di Troia, nel corso della quale vi avrebbe trovato la morte, secondo quanto predetto dall’indovino Calcante.
Nascosto tra le figlie del re, Achille trascorse molti anni nell’isola di Sciro con il nome di Pirra (la rossa). Tra tutte, s’innamorò della bellissima Deidamia e a lei sola svelò il segreto. Anche Deidamia contraccambiava l’amore dell’eroe greco e dalla loro unione nacque Pirro Neottolemo.
Un giorno però giunsero sull’isola di Sciro Ulisse e Diomede. Essi avevano ricevuto dai re greci, che si apprestavano a partire per la guerra di Troia, l’incarico di ritrovare Achille, perché l’indovino Calcante aveva predetto che senza di lui non ci sarebbe stata vittoria per i Greci.
Secondo una versione, Ulisse, travestito da mercante, riconobbe Achille perché questi fu il solo tra le figlie del re Licomede a osservare le armi anziché i gioielli; secondo un’altra versione, Ulisse fece simulare un allarme e riconobbe Achille perché nella fuga generale si avventò sulle armi per reagire al presunto attacco.
Achille, scoperto da Ulisse e Diomede, fu costretto a seguirli e a prendere parte alla guerra di Troia, abbandonando Deidamia.
Deidamia nella Divina Commedia
Dante parla di Deidamia nei versi 61-62 del canto 26 dell’Inferno, in riferimento all’inganno con cui Ulisse e Diomede scoprirono Achille mentre si trovava a Sciro: «Piangevisi entro l’arte per che, morta / Deidamia ancor si duol d’Achille».
La vicenda di Deidamia è narrata nell’Achilleide di Stazio.