Il Capitolare di Quierzy sancisce l’ereditarietà dei feudi maggiori, cioè quelli ottenuti direttamente dal sovrano. A promulgarlo è Carlo il Calvo il 14 giugno 877. Carlo il Calvo è il figlio di Ludovico il Pio e quindi è nipote di Carlo Magno.
Inizialmente il beneficio (le terre concesse ai vassalli in cambio della prestazione di un servizio militare) era dato solo temporaneamente dal signore al vassallo. Il feudo, infatti, non era altro che il pegno di una fedeltà che poteva anche venire meno.
Di conseguenza, non essendo una proprietà del vassallo, esso non era ereditario. Ma con il declino del potere centrale del sovrano si impose la tendenza da parte dei feudatari a considerare il feudo come una proprietà.
Il Capitolare di Quierzy favorisce la frammentazione feudale del potere
E così il 14 giugno 877 l’imperatore Carlo il Calvo fu costretto, con il Capitolare di Quierzy, a riconoscere formalmente l’ereditarietà dei feudi maggiori, quelli cioè concessi ai grandi vassalli, come conti e marchesi.
Il poter succedere al padre consentiva ai figli di non perdere i beni immobili, mentre per i sovrani significava avere sempre uomini al proprio servizio.
Il Capitolare fu emanato poco prima che Carlo partisse per una campagna militare in Italia contro i pirati Saraceni. L’intento era incoraggiare i conti ad aggiungersi alla spedizione, garantendo ai partecipanti, in caso di morte, il beneficio di poter lasciare il feudo al proprio figlio.
I feudatari riuscirono però a influenzare il sovrano, ottenendo che le norme sull’ereditarietà si allargassero a tutti i suoi vassalli, non solo a quelli arruolati per la guerra.
Questa nuova situazione si chiama frammentazione feudale del potere. Con essa nasce il sistema feudale vero e proprio.
Nel 1037, poi, l’imperatore Corrado II il Salico, con la Constitutio de feudis, sancì l’ereditarietà anche dei feudi minori (cioè quelli concessi da un feudatario ai suoi vassalli) per tentare di indebolire la potenza dei vassalli maggiori, ormai totalmente sfuggiti a ogni controllo.