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Il fine giustifica i mezzi: chi lo ha detto?

Il fine giustifica i mezzi è la massima proverbiale attribuita a Niccolò Machiavelli (1469-1527), sebbene tale espressione non compaia mai in questi termini nei suoi scritti. Tuttavia, essa è la sintesi più efficace delle regole politiche a lui attribuite.

Nel capitolo XVIII de Il Principe, la sua opera più celebre, scritta tra il 1512 e il 1513, Machiavelli suggerisce al futuro principe il massimo realismo politico per difendere il proprio Stato, ammonendolo a mettere da parte ogni scelta conforme alle regole della morale.

Riassunto capitolo 18 Il Principe

Machiavelli designa due diversi modi di governare: quello dell’uomo e quello della bestia. Mentre l’uomo usa il confronto di idee che ha come risultato le leggi; la bestia impiega la violenza.

Quando però le leggi non bastano, il principe deve saper impiegare la violenza, cioè la parte bestiale. Fra le bestie deve scegliere il modello della volpe e del leone, perché il leone (che possiede la forza) non sa difendersi dai tranelli, mentre la volpe (che possiede l’astuzia) non sa difendersi dalla violenza dei nemici (lupi).

Alla necessità della forza si affianca poi quella della simulazione. Essendo gli uomini malvagi, infatti, spesso il principe sarà costretto, per mantenere lo Stato, a compiere azioni che sono contrarie alla fede, alla carità, all’umanità, alla religione. Per il principe è dunque più utile simulare pietà, fedeltà, umanità, lealtà, religione, che osservarle veramente. Le doti etiche sono pure illusioni nella lotta politica, finzioni utili a nascondere il nocciolo autentico della prassi e del dominio. Non mancheranno poi al principe i pretesti per giustificare le proprie inadempienze, anche perché gli uomini sono talmente ingenui e talmente legati alle necessità del momento che chi vuole ingannarli troverà sempre chi sarà disposto a lasciarsi ingannare.

Il dovere del principe è dunque «vincere e mantenere lo stato»; e i mezzi saranno giudicati onesti e lodati da tutti, perché il «vulgo», la maggioranza dei sudditi, ignara e passiva, sarà sempre colpita dalle apparenze e dal successo dell’azione. E quei pochi che non giudicano dalle apparenze non riusciranno a imporsi perché la maggioranza ha dalla propria parte l’autorità del principe.

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