A Luigia Pallavicini caduta da cavallo ode composta da Ugo Foscolo a Genova nel 1800 e pubblicata nel 1803. L’occasione per scriverla fu offerta da un episodio di cronaca: una bellissima signora era caduta, mentre cavalcava sulla riviera di Sestri e le era rimasto il volto deturpato.
La lirica è composta da 18 sestine di settenari e ottonari alternati, con un ultimo verso endecasillabo.
Riassunto
Il Foscolo rivolge a Luigia Pallavicini l’augurio di guarire prontamente ed esprime la certezza che il suo volto riacquisterà tutto il suo fascino con il contributo degli dèi e soprattutto con l’intervento delle Grazie, che per soccorrerla useranno gli stessi accorgimenti che usarono per risanare Venere punta da uno spino:
I balsami beati
per te Grazie apprestino,
per te i lini odorati
che a Citerea porgeano
quando profano spino
le punse il piè divino (…) (vv. 1-6).
A Luigia Pallavicini caduta da cavallo analisi del testo
Riguardo ai temi, l’ode non è un canto d’amore e d’altra parte il poeta non conosceva personalmente la donna. È un inno alla bellezza. Ma la bellezza qui non è ancora sentita nella sua missione di conforto per lo spirito: è appagamento della vista, estasi, gioia dei sensi.
La lirica è neoclassica per il linguaggio, la perfezione stilistica delle immagini, la struttura delle strofe, l’idealizzazione di un fatto di cronaca. Traspare anche qualcosa della galanteria settecentesca.
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