Achille è un eroe greco dell’Iliade. L’Iliade è una delle opere mitologiche di Omero.
Chi era il pelide Achille
Figlio della ninfa Teti e di Peleo, re dei Mirmidoni, il pelide Achille è il più forte guerriero del campo greco durante la Guerra di Troia.
La madre di Achille Teti lo ha reso invulnerabile, dopo che, ancora bambino, lo aveva immerso nel sacro fiume Stige, trattenendolo per un tallone. Il tallone sarà così l’unico punto vulnerabile del suo corpo.
Per evitare che partisse per la Guerra di Troia, sua madre lo aveva nascosto presso il re di Sciro, facendolo vestire da donna. Fu però smascherato grazie a uno stratagemma di Ulisse.
Ulisse, infatti, facendo finta di essere un mercante, portò con una nave a Sciro tanti oggetti e stoffe preziosi, nascondendo però sul fondo della cesta delle splendide armi.
Le figlie del re accorsero sulla spiaggia ad ammirare quello che il finto mercante (Ulisse) aveva portato. Achille, che era con loro, a differenza delle ragazze, fu invece attratto dalle armature tradendo così la sua vera identità. Fu allora costretto a seguire i Greci che preparavano la spedizione contro Troia.
Abbandonò Deidamia, la figlia di Licomede da cui aveva avuto Pirro Neottolemo, e andò alla guerra, guidando i suoi soldati in quella impresa.
Le sue conquiste furono tante. Tra esse anche una schiava, che gli divenne particolarmente cara, Briseide. Proprio per lei litigò con Agamennone.
Lo scontro tra Achille e Agamennone
Agamennone aveva infatti rapito Criseide, figlia di Crise, sacerdote di Apollo.
Quando Crise si presentò nel campo di Agamennone per chiedergli di restituirgli la figlia, fatta schiava da Agamennone, questi lo trattò malamente e lo respinse. Ciò provocò la vendetta del dio Apollo che fece scoppiare una terribile pestilenza nell’accampamento greco.
Achille suggerì di placare le ire di Apollo restituendo Criseide. Agamennone si dichiarò disposto a cedere, ma pretese in cambio Briseide, la schiava preferita di Achille. Scoppiò quindi una violenta lite fra i due eroi, causa della famosa «ira di Achille».
Achille alla fine rinunciò alla sua schiava ma, offeso, dichiarò di non partecipare più alla guerra, mettendo in difficoltà i Greci.
Le vicende del conflitto furono alterne, finché Patroclo, amico di Achille, non ottenne da lui di indossare le sue armi e di andare in campo al suo posto. Patroclo fu ucciso da Ettore.
Achille, dopo aver celebrato il rito funebre in onore del compagno, decise di riprendere il combattimento e vendicare la morte dell’amico uccidendo Ettore.
La morte di Achille
Chi uccise Achille? Lo uccise Paride. Questi scoccò una freccia che, guidata dal dio Apollo, uccise l’eroe colpendolo nell’unico punto vulnerabile del suo corpo, il tallone.
Il suo destino si era dunque compiuto come egli aveva scelto: una vita breve e una morte con le armi in pugno sul campo di battaglia.
Un altro grande combattente, Aiace, ne recuperò mestamente il corpo.
Dunque, ammonisce il mito, nessuno, nemmeno un eroe, può sottrarsi al proprio destino.