Alfonso Gatto nacque a Salerno il 17 luglio 1909. Trascorse un’infanzia e un’adolescenza alquanto irrequiete. Iscrittosi all’Università di Napoli, non riuscì a laurearsi per problemi economici. Lasciò il Sud e si trasferì al Nord, vivendo in diverse città ed esercitando diversi mestieri, ma soprattutto quelli di giornalista e critico d’arte.
Alfonso Gatto partecipò attivamente al dibattito culturale del suo tempo – nel 1938 fondò con Vasco Pratolini la rivista «Campo di Marte», che si proponeva di divulgare la cultura ermetica – e si impegnò anche politicamente, militando nelle file dell’antifascismo.
Negli anni Cinquanta, ritiratosi dalla vita politica attiva, si dedicò soltanto all’attività letteraria e culturale, conservando però sempre un grande interesse per le problematiche civili e sociali.
Ancora nel pieno della sua attività, Alfonso Gatto è morto l’8 marzo 1976 in un incidente stradale, nei pressi di Orbetello.
Il suo esordio poetico è legato all’Ermetismo e le sue prime raccolte, Isola (1932) e Morto ai paesi (1937), sviluppano, in linguaggio simbolico e allusivo, temi e motivi incentrati sulla condizione umana.
Le numerose raccolte successive, come Il capo sulla neve (1949), La madre e la morte (1959), La storia delle vittime (1966), La forza degli occhi (1967), Osteria flegrea (1970), Poesie d’amore (1973), segnano un meditato superamento della poesia ermetica e testimoniano un gusto della poesia come forza naturale e istintiva, capace di esprimere in un linguaggio limpido e musicale, una grande tensione sentimentale.