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All’ombra dei cipressi parafrasi e spiegazione

All ombra dei cipressi e dentro le tombe consolate dal pianto dei vivi, il sonno della morte è forse meno doloroso? È questo l’inizio di Dei Sepolcri di Ugo Foscolo.

Qui di seguito troverete la parafrasi e la spiegazione del famoso incipit All ombra dei cipressi e dentro l’urne… (vv.1-50).

All ombra dei cipressi e dentro l’urne parafrasi e spiegazione

(vv. 1-15) Parafrasi. Il sonno della morte è forse meno doloroso all’ombra dei cipressi e dentro le tombe consolate dal pianto dei vivi? Quando per me (che sarò morto e non sentirò più nulla) il sole non feconderà più la terra, facendole generare questa bella popolazione di piante e di animali, e quando davanti a me non si mostreranno le ore future, attraenti di belle promesse, né udrò più recitare da te, dolce amico (Pindemonte), i tuoi versi e l’armonia malinconica che li ispira, né più mi parlerà nel cuore l’interesse della poesia e dell’amore, come potrà compensarmi un sasso (cioè la lapide sepolcrale) che distingua le mie ossa dalle infinite ossa che la morte sparge in terra e in mare?

(vv. 1-15) Spiegazione. Le due domande con le quali Ugo Foscolo apre il carme Dei Sepolcri dicono in sostanza la stessa cosa: il fatto di avere una tomba non compensa i beni della vita che l’uomo, morendo, perde. La risposta è implicita ed è negativa: si tratta cioè di domande retoriche.

(vv. 16-22) Parafrasi. È proprio vero, Pindemonte! Anche la speranza, ultima dea, fugge le tombe; la sua dimenticanza circonda tutte le cose nelle sue tenebre; e una forza attiva le trasforma incessantemente di movimento in movimento; e il tempo tramuta sia l’uomo sia le sue tombe, sia le ultime tracce e sia ciò che è stato risparmiato dalla terra e dal cielo.

(vv. 16-22) Spiegazione. Anche la speranza abbandona le tombe, cioè non vi è alcuna speranza di sopravvivenza dopo la morte; anche il tempo cancella ogni traccia degli esseri viventi.

(vv. 23-25) Parafrasi. Ma perché l’uomo, prima che sia il momento di morire, dovrebbe negarsi l’illusione di poter sopravvivere al di qua della soglia della morte?

(vv. 23-25) Spiegazione. Negati ogni speranza di vita dopo la morte e ogni significato in sé dei riti di sepoltura, perché l’uomo non dovrebbe mantenere l’illusione di una sopravvivenza dopo la morte?

(vv. 26-40) Parafrasi. L’uomo non continua forse a vivere anche sotto terra quando la bellezza del mondo dei vivi non potrà più parlargli, destargli sentimenti, se può suscitare l’illusione di essere ancora vivo nella mente dei suoi attraverso un’affettuosa partecipazione? Questa «corrispondenza d’amorosi sensi», cioè questa corrispondenza di sentimenti amorosi è una dote divina negli uomini; è grazie a essa che spesso ci si illude di vivere con l’amico morto e il morto con noi, a patto che la terra, che appena nato lo accolse e lo nutrì, offrendogli pietosamente l’ultimo rifugio nel suo grembo materno (con la sepoltura) renda sacri i suoi resti, preservandoli dall’azione distruttrice delle tempeste e dal piede profanatore degli uomini, e a patto che una pietra tombale conservi il suo nome, e un albero amico, profumato di fiori, consoli le ceneri con le sue gradevoli ombre.

(vv. 26-40) Spiegazione. L’uomo si illude di non morire del tutto se rimane nel ricordo dei suoi cari. Per questo però è necessaria la tomba che tenga desta la memoria.

(vv. 41-50) Parafrasi. Solo chi non lascia tra i vivi nessuno che lo ami non ricava nessun conforto dal pensiero di avere una tomba; se spinge lo sguardo dopo le esequie (cioè se cerca di immaginare cosa sarà di lui dopo la morte) vede la sua anima errare tra i lamenti dei dannati nelle regioni infernali, o rifugiarsi sotto le ali del perdono di Dio (cioè può pensare di essere dannato o salvato), ma lascia i suoi resti alle ortiche di un angolo di terra deserto, dove non viene a pregare una donna che lo ami, né il passante solitario può sentire il sospiro che la natura ci manda dalla tomba.

(vv. 41-50) Spiegazione. L’uomo malvagio può pensare ciò che vuole riguardo al destino della sua anima: può pensare che essa finisca tra le anime dei dannati o rifugiarsi nel perdono di Dio, ma non può farsi illusioni: egli sarà dimenticato da tutti e non diventerà il tramite di quelle «corrispondenze d’amorosi sensi» di cui altri potranno fruire.

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