Aminta di Torquato Tasso è un dramma pastorale o «favola boscareccia» come la definì il poeta. Si tratta quindi di un’azione teatrale ambientata nel mondo dei pastori. È divisa in cinque atti più un prologo e un epilogo. Secondo le norme aristoteliche, l’azione si svolge in una sola giornata ed è a scena unica.
Torquato Tasso Aminta riassunto
Nel prologo appare Amore, travestito da pastore. Questi dice di voler sfuggire alle ricerche della madre Venere che vorrebbe farlo agire solo nelle corti. Oggi invece – soggiunge introducendo la vicenda – vuole provare la virtù della sua freccia, cercando di aprire all’amore il cuore restìo di Silvia, ninfa di Diana, che non vuole corrispondere alla passione del pastore Aminta.
L’azione ha poi inizio con un colloquio tra Silvia e Dafne, sua amica più matura e confidente. Dafne cerca di indurre la fanciulla a godere delle gioie dell’amore. La scena è quindi dominata dall’appassionata esortazione ad amare; l’amore è il motivo conduttore dell’opera, sullo sfondo di un modo favoloso e primitivo, dove domina incontrastata la natura, un mondo che è nello stesso tempo esaltato e segretamente rimpianto come una stagione per lei perduta.
Al dialogo fra le due donne segue quello di Aminta con Tirsi, un altro pastore, l’amico più saggio ed esperto. Aminta gli confida la sua pena d’amore per riceverne conforto e aiuto.
Per consiglio di Dafne, Tirsi conduce Aminta presso una fonte dove la fanciulla è solita bagnarsi. Prima di Aminta però è giunto un Satiro che tenta di aggredire la fanciulla, ma è costretto alla fuga dall’arrivo del giovane.
Silvia, liberata da Aminta, invece di mostrargli gratitudine, si allontana velocemente inoltrandosi nel bosco. Più tardi, il ritrovamento di un velo insanguinato di Silvia fa ritenere che questa sia morta sbranata dai lupi. Nell’apprendere la notizia, Aminta, in preda alla disperazione, non si sente più di vivere e si getta da una rupe.
Silvia, che è stata assaltata dai lupi ma è rimasta illesa, ritorna e apprende del gesto disperato del giovane. La notizia opera una profonda e immediata conversione nell’animo della fanciulla: al posto dell’indifferenza e del disprezzo nasce infatti l’amore. Ed ella corre a cercare il corpo di Aminta, ma questi non è morto: nella caduta è rimasto impigliato in un cespugio. E la vicenda si conclude felicemente con il trionfo dell’amore.
Aminta di Torquato Tasso analisi e spiegazione degli argomenti
L’Aminta di Tasso fu rappresentata per la prima volta con grande successo il 31 luglio 1573 dalla famosa compagnia dei Gelosi diretti dallo stesso autore e alla presenza del duca Alfonso II nell’isoletta di Belvedere sul Po, luogo di villeggiatura degli Estensi.
Da un lato l’opera si propone di idealizzare e celebrare la vita di corte, dall’altro rivela una profonda insofferenza per i suoi rituali, le sue ipocrisie e convenzioni, le gelosie, le invidie, i rancori, insofferenza che si traduce in un bisogno di vita semplice, di sentimenti e comportamenti spontanei a contatto e in armonia con la natura, in un bisogno di evasione in un mondo di favola, fuori della realtà e della storia. Vi si coglie quell’atteggiamento ambivalente verso la corte che era proprio dell’anima tormentata e intimamente conflittuale di Tasso.
Tutti i vari personaggi dell’Aminta di Tasso concorrono a rappresentare l’esperienza amorosa. Silvia è la più felice e autentica creatura poetica del dramma. All’inizio ella ci richiama il protagonista de Le Stanze della giostra di Angelo Poliziano: Julio, per la medesima avversione al sentimento dell’amore e per la medesima esclusiva passione per la vita libera della caccia. Ma si tratta solo di un avvio, di una condizione iniziale. Nel corso della favola Silvia si rivela infatti un personaggio nuovo ed originalissimo, il personaggio più schietto del dramma.
Il tema della favola è l’amore: l’amore innocente e felice, sgombro di ogni senso di colpa e di peccato; l’amore che Silvia disprezza, ignara e inesperta, ma che poi scopre improvvisamente quando ne verifica l’immenso potere nell’esemplare tragico gesto di Aminta incapace di vivere senza di lei.