Amor sacro e Amor profano Tiziano, 1514, 118×279 cm. Roma, Galleria Borghese.
Amor sacro e Amor profano eseguito da Tiziano nel 1514, in occasione delle nozze di Nicolò Aurelio, segretario della Repubblica di Venezia, e Laura Bagarotto, appartenente a un’importante famiglia di Padova. È una delle opere più note della Galleria Borghese (Roma).
Sebbene siano noti i committenti, il significato dell’opera non è stato ancora individuato con certezza, pur essendo state avanzate numerose letture che vi hanno riconosciuto i diretti riferimenti al tema nuziale.
Le due figure femminili, sedute ai lati di un antico sarcofago ornato di sculture, sono state viste come personificazioni dell’amore celeste (sacro) e di quello terreno (profano).
La nobildonna a sinistra, in abiti ciquecenteschi, rappresenta la Venere terrena. Essa presenta gli attributi della sposa: la sontuosa veste bianca, il mirto, le rose.
La fanciulla nuda, perché casta, a destra, indica la componente spirituale dell’amore. Innnalza infatti verso il cielo una lucerna. Simboleggia dunque la Venere Celeste.
Tra esse, la presenza di Cupido (Amore), che ribadisce il richiamo alla sfera amorosa. Mescola l’acqua della fontana, ricavata da un sarcofago, per unire le due personificazioni dell’amore.
Il sarcofago riporta lo stemma di Nicolò Aurelio e rilievi con scene di punizione. Queste alludono alle drammatiche vicende intercorse tra le due famiglie. Il padre di Laura, infatti, nel 1509, era stato condannato a morte come traditore da una giuria di cui faceva parte lo stesso Aurelio. L’opera dunque è anche vista come simbolo di riconciliazione.
Al tema coniugale allude anche la coppia di conigli, come augurio per una numerosa prole.
Sullo sfondo un vasto paesaggio nel tramonto: a sinistra i tetti di un villaggio raccolto intorno a un torrione; a destra cacciatori e cani, pastori e greggi e un paese sulle rive di un lago lontano. Un campanile aguzzo si staglia contro il cielo solcato da nubi illuminate dai riflessi dorati del sole.
L’opera Amor Sacro Amor profano è una vera celebrazione della bellezza, ma anche della maestria di Tiziano nell’uso dei colori. Dominano il rosso e il bianco che donano una grande forza espressiva all’opera. La bellezza dei soggetti, le luci radenti e naturalistiche e, infine, i colori limpidi e vivi, fanno di questo dipinto un capolavoro del Cinquecento.
L’opera risente profondamente dell’influenza di Giorgione.