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Anassimandro e il principio infinito

Riassunto di filosofia sul pensiero di Anassimandro

Anassimandro nasce nel 611-610 a.C e muore nel 546 a.C.
E’ il primo autore di scritti di filosofia in Grecia: si ricorda il suo Intorno alla natura, di cui è giunto solo un breve frammento.
Anassimandro è un uomo politico e un astronomo al pari di Talete, di cui è concittadino e contemporoneo. Inoltre, Anassimandro, come Talete, viene incluso tra i pensatori della scuola ionica.

Anassimandro individua il principio di tutte le cose non nell’acqua, nell’aria o in un determinato elemento naturale, ma nell’ápeiron. L’ápeiron è il principio infinito e indeterminato da cui tutto deriva e a cui tutto torna.

Ápeiron viene dall’arcadico eperu, “terra”, “polvere” e deriva a sua volta dal biblico afar.
In base a tale interpretazione – che appartiene al filologo Giovanni Semerano (1911-2005) – ciò da cui tutto deriva e a cui tutto torna non sarebbe un generico infinito, ma più concretamente la “terra indistinta”, secondo un’idea che ricorda la massima biblica: “polvere sei e polvere ritornerai” (Gn, 3, 19).

Anassimandro è, inoltre, il primo a definire questo principio primo di tutte le cose con il nome di arché.

Le cose derivano, secondo Anassimandro, dall’ápeiron per separazione. I contrari si separano dalla sostanza infinita grazie a quell’eterno movimento che lo anima. Dalla separazione infiniti mondi vengono generati. Ogni mondo ha il tempo della nascita, della durata e della fine. E i mondi si succedono in un ciclo eterno.

La nascita diventa, dunque, separazione degli esseri dalla sostanza infinita: provoca, perciò, una rottura dell’unità che è propria dell’infinito. Questa è la colpa degli esseri finiti, molteplici e contrastanti tra loro. Un’ingiustizia (adikìa) che commettono tutti gli esseri e che devono espiare morendo. Solo così si ricostituisce l’unità perduta con la nascita.

Anassimandro ha teorie originali, che manifestano la necessità di cercare una spiegazione naturalistica del mondo.

Anassimandro descrive la terra come un cilindro che si libra nel mezzo del mondo e non è sostenuto da nulla: si trova infatti a uguale distanza da tutte le parti dell’universo e non ha quindi bisogno di muoversi verso nessuna di esse.

Riguardo l’origine degli uomini, Anassimandro sostiene che essi non sono gli esseri originari della natura, perché non sono capaci di nutrirsi da sé e quindi, non avrebbero potuto sopravvivere se fossero state le prime creature terrestri. Gli uomini devono necessariamente aver tratto origine dagli altri animali: nacquero dentro i pesci e, dopo che nutriti ebbero imparato da essi a procacciarsi il cibo e a proteggersi, furono gettati fuori.

Ad Anassimandro viene attribuita l’introduzione nella Ionia dello gnomone o orologio solare, il cui uso lo avrebbe condotto a scoprire l’obliquità dello zodiaco.

Pare anche che per primo abbia tracciato una carta del mondo allora conosciuto. Condusse inoltre ricerche sulla distanza e la grandezza relativa degli astri.

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