Anfitrione (Amphitruo), una delle commedie di Tito Maccio Plauto, commediografo romano (254 a.C. – 184 a.C.). È l’unica commedia di Plauto a soggetto mitologico.
Ecco la trama e i personaggi.
Il dio Giove si è invaghito di Alcmena, la moglie fedele e virtuosa del re Anfitrione. Un giorno, mentre il re è in guerra, il dio si introduce nel palazzo sotto le sembianze dello stesso re, in compagnia di Mercurio che, per aiutarlo nell’imbroglio, ha preso l’aspetto di Sosia, il servo di Anfitrione.
Entrambi riescono a ingannare la servitù e Alcmena, credendo che Giove sia in realtà il marito di ritorno dalla guerra, lo accoglie con gioia e trascorre con lui una notte d’amore.
Ma all’improvviso giunge il vero Anfitrione, preceduto dal vero servo Sosia. Sosia rimane completamente sconvolto nel vedersi dinanzi un altro se stesso, che in realtà è Mercurio, mentre Anfitrione, travolto dall’equivoco, comincia a dubitare della fedeltà di Alcmena.
Allontanatosi Anfitrione, si presenta ancora Giove sempre sotto le sembianze del re. In seguito ritorna di nuovo Anfitrione. Si crea così una situazione intricata ed equivoca, in cui non si capisce più quale dei due sia il falso Anfitrione.
Alla fine gli dei svelano l’inganno e il re, anteponendo la devozione religiosa all’orgoglio, si dichiara onorato che Giove, il padre degli dei e degli uomini, abbia scelto sua moglie come amante.
La vicenda si conclude poi con la nascita di due gemelli, uno figlio di Anfitrione, l’altro, il semidio Ercole, concepito da Giove.
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