Gli Annales sono il capolavoro di Tacito e una delle opere storiche e letterarie più importanti della letteratura latina.
Sono stati composti in sedici libri al tempo di Traiano, dopo le Storie, e pubblicati tra il 115 e il 117. Narrano gli avvenimenti interni ed esterni di Roma dalla morte di Augusto (14 d.C.) a quella di Nerone (68 d.C.). Rimangono i libri I-IV, due frammenti del V, il VI, gli ultimi 38 capitoli dell’XI, i libri XII-XV, 35 capitoli del XVI.
La narrazione, dopo un breve proemio, inizia con la trattazione degli ultimi anni del regno di Augusto e della serie di circostanze che portarono il vecchio imperatore a ripiegare, dopo la morte di tanti designati alla successione, su Tiberio.
Del regno di Tiberio, Tacito distingue due periodi. Dei primi nove anni dà un giudizio sostanzialmente positivo: l’imperatore mantiene la dignità delle magistrature, rispetta la divisione dei poteri, è ossequioso delle leggi, morigerato nei costumi. Ma col passare degli anni Tiberio si ritira progressivamente dalla politica e delega il tutto alla sinistra figura di Seiano. Da allora si ha, dice Tacito, un’involuzione nei rapporti politici con l’aristocrazia senatoria e anche un peggiormaento del carattere dell’imperatore che mette in luce quella che è sempre stata la nota più saliente della sua personalità, cioè la simulazione.
Se Tiberio è il simulatore, Claudio è il debole, il succube delle donne (Agrippina e Messalina) e dei liberti (Narciso). Nerone è invece il folle.
Tacito tratteggia magistralmente la progressiva involuzione della personalità di Nerone. Finché rimane sotto l’influsso della madre Agrippina, di Burro e di Seneca le sue manie vengono contenute. Ma il principe si fa via via sempre più indipendente, e allora i suoi crimini non contano più.
Motivo costante degli Annales è che tutti gli imperatori all’inizio del loro regno sono animati da buoni propositi che poi finiscono per tradire. Inoltre il passaggio di regno si risolve in un passaggio verso tirannidi sempre più feroci e di conseguenza la libertà diventa sempre più una parvenza.
Rispetto alle Historiae, negli Annales cresce il gusto per il macabro e l’orrido. Tacito indugia a rappresentare le beghe, gli intrallazzi, la sete del potere, le connivenze, il clima di sospetti, le atroci morti, specie quelle perpetrate nell’ambito familiare. È inoltre molto più marcata la polemica contro quella parte della classe senatoria che, adulatrice e arrivista, ha dato così squallido esempio dell’antica dignità.