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Apartheid prima e dopo Nelson Mandela

L’apartheid è il regime di segregazione razziale applicata in Sudafrica dalla minoranza bianca di origine europea nei confronti della maggioranza di colore. Fu introdotta a partire dal 1948, quando il potere passò ai discendenti dei colonizzatori olandesi e inglesi¹, e rimase in vigore fino al 1993.

Il simbolo della lotta contro l’apartheid è Nelson Mandela, premiato insieme al presidente del Sudafrica Frederik Willem de Klerk con il Nobel per la pace nel 1993.

L’apartheid in cosa consisteva

La minoranza bianca di origine europea elaborò una Costituzione e un sistema di leggi che prevedeva una rigida distinzione tra bianchi e neri.

Con il Prohibition of mixed marriages act si vietarono i matrimoni tra persone di razze diverse e con il successivo Immorality act si proibirono le relazioni tra bianchi e neri.

Per mezzo di un apparato di polizia esteso e durissimo, i bianchi privarono i neri dei diritti civili più elementari come la libertà personale (dovevano per esempio avere speciali passaporti per uscire dai loro quartieri e muoversi nelle zone dei bianchi, pena l’arresto); il diritto di voto; la proprietà; l’uguaglianza di fronte alla legge.
Nel 1956 la politica di apartheid fu estesa a tutti i cittadini di colore, compresi gli asiatici.

L’ONU condannò ufficialmente l’apartheid nel 1962. I Paesi aderenti furono quindi invitati a boicottare economicamente il Sudafrica e a rompere le relazioni diplomatiche. Anche il mondo dello sport esercitò forti pressioni internazionali. A causa dell’apartheid il Sudafrica fu quindi escluso fino agli anni Ottanta dalle partecipazioni alle Olimpiadi.

Apartheid e Nelson Mandela

Nel frattempo, la popolazione nera si era organizzata nell’ANC (African National Congress), l’opposizione guidata da Nelson Mandela (1918-2013).

Solo verso gli anni Ottanta il regime sudafricano entrò in crisi, anche grazie all’opposizione dell’opinione pubblica internazionale. A partire dal 1990 il regime di apartheid fu progressivamente smantellato e ai neri riconosciuti (quantomeno sulla carta) gli stessi diritti dei bianchi, compresa la formazione dei partiti politici e il diritto di voto.

Nel 1994, grazie al presidente sudafricano Frederik de Klerk (1989-1994) e al leader dell’ANC Nelson Mandela, che aveva trascorso gran parte della sua vita in prigione proprio per le lotte condotte contro il regime dell’apartheid, si tennero le prime elezioni libere e multietniche: Nelson Mandela, insignito del Premo Nobel per la pace nel 1993, fu il primo nero a essere eletto Presidente della Repubblica.

Negli anni immediatamente seguenti la fine dell’apartheid, il pacifista Nelson Mandela, il fautore di una protesta non violenta e trentennale contro il regime di  segregazione razziale in Sudafrica, ha tentato di combattere le ritorsioni dei neri sui bianchi e viceversa, tramite l’istituzione di un tribunale speciale, la cosiddetta Commissione per la Verità e la Riconciliazione, al fine di sanare le ferite del Sudafrica attraverso la costruzione di un dialogo tra vittime e carnefici.

Nelson Mandela è deceduto il 5 dicembre 2013 e l’apartheid continua a vivere nelle teste delle persone. Nessuno lo impone ma ancora oggi in Sudafrica c’è una netta divisione tra bianchi e neri; le differenze sociali, le discriminazioni, le tensioni esistono ancora.

 

¹ Nel XVII secolo i primi coloni olandesi, chiamati «boeri», si insediarono nell’estrema punta meridionale del continente africano. Ad essi si aggiunsero, all’inizio del XIX secolo, migliaia di immigranti inglesi, che fondarono le colonie del Capo e del Natal. I boeri si spostarono allora verso l’interno, creando le repubbliche dell’Orange e del Transvaal. Nel 1889 le due comunità entrarono in conflitto. La guerra anglo-boera si concluse nel 1902 con la vittoria degli inglesi, che inglobarono l’Orange e il Transvaal nella colonia dell’Africa australe, divenuta autonoma dal 1910 con il nome di Unione Sudafricana.

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