L’Arco di Tito è il più antico arco trionfale conservato a Roma. Venne fatto costruire da Domiziano, ultimo imperatore della dinastia Flavia, fra l’81 e il 96, in memoria del fratello Tito, per celebrare il Trionfo nella guerra giudaica del 70 d.C.
Arco di Tito: perché costruire un arco trionfale
L’arco trionfale (o arco di trionfo) è uno dei monumenti più caratteristici dell’architettura imperiale romana, diffuso non solo a Roma e in Italia, ma anche nelle province.
Come si vede dal disegno, si tratta di una struttura semplice ma potente, formata da due piloni laterali che sostengono una trabeazione orizzontale (attico) e delimitano un passaggio (fornice) coperto con una volta (i fornici potevano essere uno o tre).
Privo di utilità pratica, l’arco di trionfo aveva invece una forte funzione simbolica: nella struttura monumentale, nelle iscrizioni e soprattutto nelle decorazioni scultoree esso celebrava non solo la grandezza dell’imperatore cui era dedicato, ma anche e soprattutto la potenza di Roma.
Arco di Tito: descrizione
Questo grande arco trionfale, nella parte occidentale del Foro, fu fatto erigere da Domiziano per commemorare la vittoria riportata dal fratello Tito nella repressione della rivolta giudaica del 66-70 d.C.
Al suo ritorno a Roma nel 71 fu accolto in Trionfo.
L’iscrizione sull’attico lo dice dedicato dal senato a Tito divus: è dunque posteriore alla sua morte avvenuta nell’81 d.C.
Recita l’iscrizione:
SENATUS
POPULUSQUE ROMANUS
DIVO TITO DIVI VESPASIANI F(ILIO)
VESPASIANO AUGUSTO
Di struttura più robusta rispetto agli archi augustei, è costruito con un paramento esterno in marmo, uno zoccolo in travertino e un nucleo interno in opera cementizia.
Sulle due facciate il fornice è inquadrato da semicolonne con capitelli compositi, che sorreggono una trabeazione ornata da un altorilievo con figure molto aggettanti. Vi è rappresentata una scena di sacrificio, nella tradizione del piccolo fregio dell’altare dell’Ara Pacis ma anche, per la disposizione delle figure secondo proporzioni gerarchiche, del fregio dell’Arco di Susa.
All’interno del fornice, tra i ricchi cassettoni della volta, è una formella con Tito divinizzato portato in cielo da un’aquila: allusione alla sua apoteosi (divinizzazione dopo la morte).
Sui due lati del fornice troviamo due decorazioni:
il corteo trionfale di Tito, seduto su una quadriga guidata dalla dea Roma e accompagnato dai senatori e dal popolo, mentre dall’alto la Vittoria alata incorona l’imperatore;
l’ingresso del corteo nella Porta Triumphalis, che è raffigurata all’estrema destra, di scorcio. Nella scena si vedono gli inservienti che avanzano coi fercula, le portantine su cui sono posti gli oggetti portati via dal Tempio di Gerusalemme (un candelabro a sette braccia (menorah), la tavola con i vasi sacri, le trombe d’argento) e le tabelle con i nomi di popoli e città sconfitti. Il movimento procede lungo una grande curva convessa, che fa sì che le figure più a sinistra siano frontali, quelle al centro di profilo, quelle che già stanno entrando nella porta trionfale di schiena.
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