Paestum è un esempio, tra i più integri, di quanto l’Italia sia un paese ricco di testimonianze archeologiche molto importanti che da secoli attirano visitatori da tutto il mondo.
Paestum, in provincia di Salerno, è dal 1998 parte del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco.
Al centro di una pianura, celebrata anche dagli antichi scrittori per la bellezza del paesaggio e per il clima, la città di Poseidonia, dal nome del dio del mare Poseidone, fu fondata come colonia greca intorno al VII secolo a.C. I Romani, che la conquistarono nel 273 a.C., ne mutarono il nome in Paestum.
Nel punto più alto di Paestum spicca il Tempio di Cerere (500 a.C. circa) con la sua struttura leggera ed elegante in cui si mescolano lo stile dorico e lo ionico.
Più in basso incontriamo la Basilica, l’edificio più antico, costruito in stile dorico verso la metà del VI secolo a.C. e dedicato in origine alla dea Era.
Vicino alla Basilica si trova il Tempio di Nettuno, il più maestoso e meglio conservato. Dedicato inizialmente a Era, fu realizzato tra il 460 e il 450 a.C. in stile dorico.
Tutto intorno incontriamo i resti di un antico anfiteatro, le tracce di numerosi edifici e della poderosa cinta muraria costruita dai Lucani, che conquistarono la città prima dei Romani nel 400 a.C.
Un pochino più distante appare invece la necropoli di epoca etrusca, dove è stata rinvenuta l’antica sepoltura nota come Tomba del Tuffatore.
La Tomba del Tuffatore
Era costituita da uno scavo a forma di sarcofago, rivestito di lastre e chiuso da un coperchio.
La parte interna di queste lastre è dipinta con scene di uomini riuniti in simposio, il classico banchetto che si svolgeva sui triclini allietato da musici e giochi.
La lastra di copertura, che dà il nome alla tomba, assieme alle altre, è stata poi trasferita nel museo. Essa mostra un giovane nudo che dall’alto del trampolino si getta in uno specchio d’acqua.
La scena, forse un’allusione al passagio nell’aldilà, è incorniciata da un bordo decorato con quattro palmette e si svolge su un ampio fondale chiaro, dominato dalle sagome di due alberi. La raffinata figura del tuffatore è probabilmente opera di artisti locali che si sono ispirati al mondo greco.
La visita archeologica si completa con il Museo Archeologico Nazionale che documenta la vita e le trasformazioni urbanistiche e sociali della città, dalla fondazione della colonia greca ai primi secoli dell’era cristiana, quando, nel VI secolo d.C., la città fu spopolata a causa della malaria e infine devastata dai Saraceni intorno all’880.