L’Auriga di Delfi è considerato il più antico tra i grandi bronzi giunti fino a noi. Si tratta di una scultura greca bronzea, alta 180 cm., ritrovata il 9 maggio 1896 durante gli scavi del Santuario di Apollo a Delfi. Oggi è collocata nel Museo Archeologico di Delfi.
Insieme alla statua dell’Auriga di Delfi sono stati rinvenuti dei frammenti, per questo si è portati a ritenere che la figura fosse parte di un gruppo scultoreo comprendente un carro, i cavalli e forse uno o due schiavi. Secondo alcune ipotesi, inoltre, accanto all’Auriga trovava posto un altro personaggio portato in parata dall’atleta. Il gruppo statuario, infatti, molto probabilmente raffigurava la sfilata di un auriga vincitore ai Giochi Pitici, che si svolgevano a Delfi ogni quattro anni.
La dedica fatta incidere sulla base da Polyzalos, tiranno di Gela, permette di datare l’opera tra il 478 e il 470 a.C. Secondo una delle interpretazioni della firma dello scultore, l’opera sarebbe da attribuire a Sothadas di Tespie.
L’Auriga, raffigurato in piedi a grandezza naturale, è mutilo del braccio sinistro, andato perduto, mentre nella mano destra stringe ancora un frammento delle redini.
L’Auriga indossa una lunga veste pesante, stretta in vita, che copre interamente la figura creando ampie pieghe dritte: questo era l’abbigliamento tipico dell’auriga.
Il cranio dell’Auriga di Delfi è robusto e tondeggiante; il giovane volto non lascia trasparire emozioni ed espressività; la cesellatura delle ciocche aderenti alla testa sono fissate dalla benda e poi libere in riccioli intorno alle tempie. Gli occhi sono realizzati in pasta vitrea, mentre le labbra, le ciglia e le sopracciglia sono in rame: sono tutti espedienti tecnici che rendono il volto più realistico.
I piedi dell’Auriga di Delfi sono realizzati con grande attenzione per i particolari, aspetto tipico dello stile Severo. La loro posizione obliqua rispetto alla testa mostra una ricerca di movimento che implica già un parziale superamento dell’arcaismo.