La battaglia di Montaperti si svolse il 4 settembre 1260 a Montaperti, località nei pressi di Siena. Fu una battaglia all’ultimo sangue tra i Ghibellini di Siena, appoggiati dall’esercito imperiale di Manfredi di Svevia, e i Guelfi di Firenze.
Chi vinse nella battaglia di Montaperti?
Nella battaglia di Montaperti vinsero i Ghibellini senesi, ai quali si erano uniti i Ghibellini esiliati da Firenze dopo la morte di Federico II di Svevia, capeggiati da Farinata degli Uberti.
La battaglia si svolse a sfavore dei Guelfi fiorentini, nonostante la loro superiorità numerica, per l’efficacia della cavalleria del re Manfredi e il tradimento del fiorentino Bocca degli Abati. Questi assalì il suo gonfaloniere, il guelfo Jacopo de’ Pazzi, troncandogli il braccio con cui teneva la bandiera della città, che cadde a terra. Con quell’atto la cavalleria guelfa rimase allo sbando e presi dallo sgomento di aver perso la direzione, si ritirarono, venendo sconfitti.
Cosa succede dopo la battaglia di Montaperti?
I Ghibellini rientrarono a Firenze dopo due anni di esilio, mentre i Guelfi vennero cacciati via. Alla Dieta di Empoli, tenutasi a fine settembre 1260, i Ghibellini proposero di radere al suolo Firenze, in segno di vendetta contro i Guelfi. A questa richiesta si oppose con tutte le sue forze il capo dei Ghibellini di Firenze Farinata degli Uberti, che riuscì a bloccare la votazione e a salvare Firenze dalla distruzione. Dante Alighieri celebrò il merito dell’avversario politico nel celebre passo del Canto X (dieci) dell’Inferno.
Nel 1269 i Guelfi tornarono padroni non solo di Firenze, ma anche del territorio senese in seguito alla vittoria nella battaglia di Colle.
Guittone d’Arezzo, sostenitore dei Guelfi, pochi giorni dopo la battaglia di Montaperti, scrisse la canzone Ahi lasso or è stagion de doler tanto.
Anche Dante nella Commedia rievocò la battaglia e le sue terribili conseguenze: «lo strazio e ‘l grande scempio / che fece l’Arbia colorata in rosso» (Inferno canto 10, vv. 85-86). Con un’immagine di grande forza espressiva Dante descrive le acque del fiume Arbia colorate di rosso, a causa del sangue di tutti coloro che restarono feriti o uccisi.
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