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Battaglia di Zama: Scipione l’Africano sconfigge Annibale

La battaglia di Zama dove fu sconfitto Annibale generale cartaginese si svolse nel 202 a.C. tra le truppe romane e le truppe cartaginesi. La battaglia fu vinta dai Romani.

Il 19 ottobre 202 a.C. il generale romano Publio Cornelio Scipione sconfisse il generale cartaginese Annibale Barca a Zama, presso la città di Cartagine (nell’attuale Tunisi). Prima della battaglia, Annibale e Scipione si incontrarono in un colloquio per cercare un’ultima possibilità di accordo, che non fu trovata.

La battaglia segnò la fine della seconda guerra punica e il ridimensionamento di Cartagine quale potenza militare e politica del Mar Mediterraeno. Il console Scipione, in onore di quella straordinaria vittoria, da allora conquistò il titolo onorifico di Africano.

Annibale dopo la battaglia di Zama

All’indomani della battaglia di Zama, i Cartaginesi trattarono con i Romani le condizioni della pace. Roma impose una resa durissima a Cartagine che perse le sue colonie in Spagna e in Africa, inoltre non avrebbe potuto dichiarare guerra senza prima aver ricevuto il permesso da Roma.

Annibale, dopo aver continuato per qualche tempo a servire la patria come accorto amministratore, nel 195 a.C. si rifugiò presso Antioco III di Siria, nel timore di essere consegnato ai Romani. Il governo cartaginese provvide immediatamente alla confisca dei suoi beni, ne distrusse la casa e lo dicharò esule.

Presso la corte di Antioco III, Annibale divenne consigliere militare nella guerra, ancora una volta, contro i Romani. Ma i Romani sconfissero Antioco III e chiesero la consegna di Annibale. Egli allora si rifugiò a Creta e poi in Armenia. Poi passò in Bitinia e anche stavolta fu messo al comando di una flotta, che egli guidò al successo contro le navi di Pergamo, alleata dei Romani. Poi, fece giungere a Rodi un libello in greco per denunciare la rapacità dei Romani. I Romani mandarono quindi Tito Quinzio Flaminio ad arrestarlo. Annibale era vecchio (era il 182 o il 183 a.C. e aveva circa 63 anni, molti per quel tempo). Quando seppe che le spie dei Romani avevano circondato la sua casa, si avvelenò.

Dopo la sconfitta di Annibale a Zama, Cartagine non rappresentava più una vera minaccia per Roma, ma molti senatori romani incitavano il senato affinché la città africana fosse definitivamente distrutta: primo fra tutti Marco Porcio Catone con la sua famosa affermazione Carthago delenda est (Cartagine deve essere distrutta). L’occasione giunse quando Cartagine violò il trattato di pace attaccando la vicina regione della Numidia (alleata di Roma); l’esercito romano ebbe allora l’ordine di radere al suolo la città. Nel 146 a.C., dopo una tenace resistenza, Cartagine fu distrutta; i suoi abitanti per avere salva la vita dovettero accettare la schiavitù. Per un approfondimento leggi Terza guerra punica e distruzione di Cartagine.

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