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Bibbia ebraica e Bibbia cristiana

La Bibbia è il libro sacro degli israeliti e dei cristiani.

Origine della bibbia

Gli Ebrei chiamano la Bibbia TaNaK, dalle iniziali delle sue tre sezioni:

  • T è la Torah, ossia i primi cinque libri, chiamati anche Pentateuco – Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, i quali non sono considerati ispirati da Dio ma rivelati da Dio a Mosè sul monte Sinai;
  • N sono i Mevi’im, i Libri dei Profeti;
  • K sono i Ketuvim, gli Scritti, cioè tutti gli altri libri.

Questo corpo di scritture è in ebraico, con alcune piccole parti in aramaico, un’altra lingua semitica.

“Bibbia”, invece, non è un termine di origine ebraica, ma greca. Il nome “Bibbia”, infatti, viene dal greco ta biblia “i libri”, cioè i libri per eccellenza (perché sacri); è una denominazione nata ad Alessandria d’Egitto nel III secolo a.C. Qui, sotto la dinastia dei re Tolomei, in un clima di grande fervore intellettuale e di incontro fra culture diverse, viveva una folta comunità ebraica, che probabilmente non parlava più correntemente la lingua originaria e aveva bisogno di una traduzione in greco (la lingua “internazionale” di quel tempo) dei propri libri sacri. La leggenda attribuisce questa traduzione, nota come Bibbia dei Settanta, a 72 dotti ebrei, sei per ogni tribù di Israele.

La Bibbia dei Settanta è tuttora la versione liturgica dell’Antico Testamento usata dalla Chiesa ortodossa orientale di tradizione greca. La versione in lingua latina (lingua ufficiale dell’Impero romano d’Occidente) fu operata direttamente dal testo ebraico da san Girolamo su incarico di papa Damaso I.

San Girolamo non tradusse alla lettera gli originali, ma si preoccupò di renderne il senso. Il nome Vulgata con cui è indicata questa traduzione è dovuto alla frase latina vulgata editio (“edizione per il popolo”). Essa fu infatti scritta nel latino del V secolo d.C. e non nel latino classico perché fosse accessibile e più facile da capire dai chierici.

La Vulgata fu dichiarata autentica, cioè autorevole sul piano dottrinale, dal Concilio di Trento. Ha rappresentato il testo ufficiale della Chiesa e della liturgia cattolica fino al secolo scorso, quando per l’Antico Testamento si è cominciato a utilizzare direttamente il testo masoretico (la Bibbia in lingua ebraica) e per il Nuovo Testamento direttamente i testi greci.

Dopo il Concilio Vaticano II le varie Chiese cattoliche nazionali hanno elaborato e adottato nel culto liturgico versioni della Bibbia nelle varie lingue nazionali.

Antico e Nuovo Testamento

La Bibbia è costituita dall’Antico Testamento, comprendente i libri redatti prima di Gesù, e dal Nuovo Testamento, comprendente i libri che riguardano la predicazione di Gesù e degli Apostoli.

L’Antico Testamento è un testo sacro sia per gli Ebrei sia per i Cristiani, il Nuovo Testamento solo per i Cristiani.

L’Antico Testamento, dunque, è comune a Ebrei e Cristiani, ma con alcune varianti. Infatti il canone ebraico (per “canone” s’intende l’elenco dei libri che sono stati riconosciuti dai credenti come autentica parola di Dio, cioè ispirati) comprende solo i 39 libri dell’Antico Testamento scritti in ebraico; il canone cattolico comprende 46 libri per l’Antico Testamento, 27 per il Nuovo Testamento.

I libri esclusi dal canone sono detti apocrifi.

I 46 Libri dell’Antico Testamento secondo il canone cattolico sono così suddivisi:

  • i 5 Libri del Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio)
  • i 16 Libri Storici
  • i 7 Libri Poetici e Sapienziali
  • i 18 Libri Profetici

I 39 Libri del canone ebraico comprendono:

  • i 5 Libri della Torah
  • i 21 Libri de “I Profeti”
  • i 13 Libri degli “Scritti”

Il canone del Nuovo Testamento comprende:

  • 4 Vangeli (Matteo, Marco, Luca, Giovanni)
  • gli Atti degli Apostoli
  • le Lettere degli Apostoli
  • l’Apocalisse

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