Il Bill of rights (Dichiarazione dei diritti) del 1689 è un testo d’importanza fondamentale non solo per la storia inglese, ma in generale per l’intera storia europea. Con esso nasceva in Inghilterra la prima monarchia costituzionale e parlamentare, in cui il re non era più riconosciuto come detentore di un potere di origine divina, ma anzi era chiamato a rispettare dei limiti ben definiti.
Il Bill of Rights, costituito da 13 articoli, che il re Guglielmo III d’Orange (1689-1702) emanò nel 1689, prevedeva in particolare che al re spettava il potere esecutivo, cioè il potere di far applicare le leggi e garantire la sicurezza dello Stato; al Parlamento, invece, era riconosciuto il potere legislativo, cioè quello di fare le leggi.
Il Bill of rights stabiliva inoltre che il sovrano non poteva sospendere leggi, imporre tributi o mantenere un esercito stabile in tempo di pace senza l’approvazione del Parlamento; inoltre, l’elezione dei membri del Parlamento doveva essere libera e godere di piena libertà di espressione e di discussione.
Con il Bill of rights nacque in Europa la prima monarchia costituzionale e parlamentare con il sovrano controllato dai rappresentanti della nazione e vincolato al rispetto del patto liberamente sottoscritto. Questo equilibrio, unito a un vigoroso sviluppo economico, garantì all’Inghilterra un futuro di grande potenza.
Al modello inglese guardarono con ammirazione in Europa intellettuali e studiosi di sistemi politici. In particolare, il francese Montesquieu (1689-1755) giudicava ottima la Costituzione del regno inglese, scorgendovi una netta distinzione tra il potere esecutivo, il potere legislativo e il potere giudiziario. Essi, ognuno indipendente nella sua sfera ma agli altri coordinato, garantiscono ai singoli le libertà e la sicurezza da ogni prevaricazione e arbitrio.