Campo di grano con volo di corvi Van Gogh luglio 1890, olio su tela; 50,5×103 cm., Van Gogh Museum Amsterdam. Descrizione e analisi dell’opera. Riassunto di Storia dell’Arte per conoscere e memorizzare rapidamente.
Campo di grano con volo di corvi è l’ultimo quadro importante, intenso e drammatico, eseguito poco tempo prima che van Gogh si sparasse un colpo al cuore, in un campo di grano simile a quello sopra raffigurato.
Il dipinto Campo di grano con corvi è considerato quindi in modo unanime il testamento spirituale di Van Gogh.
Poche settimane prima, Van Gogh ha dipinto vari paesaggi raffiguranti campi di grano. In essi predominano i toni delicati e le atmosfere luminose e solari, quasi una manifestazione del suo bisogno di affetto e protezione. In Campo di grano con corvi Van Gogh, invece, ha perso anche l’ultima speranza. Il cielo è diventato cupo e minaccioso, quasi a voler rimarcare crudelmente la sua disperata solitudine.
Van Gogh Campo di grano con corvi analisi
Lo stile di questo dipinto è già distante dall’Impressionismo e mostra in maniera evidente come Van Gogh, suggestionato dalle ricerche di Gauguin, abbia imboccato un nuovo percorso espressivo.
Purtroppo è difficile ipotizzare come si sarebbe sviluppata la sua arte se egli non si fosse ucciso. Sicuramente si può constatare come in Campo di grano Van Gogh si sia servito dei colori per manifestare le sue emozioni e i suoi stati d’animo, proprio come faranno qualche anno dopo gli espressionisti.
Van Gogh Campo di grano con volo di corvi analisi
Il quadro è realizzato con pochi colori fondamentali. Su una preparazione rossa, dei segni gialli indicano il grano, altri segni verdi e rossi indicano i sentieri che attraversano i campi e divergenti l’uno dall’altro. Il cielo è di un blu cobalto cupo e innaturale, disteso su un’unica densa superficie, un cielo pesante e oppressivo. Pochi tratteggi neri raffigurano un volo di corvi.
Anche gli spazi non sono più fedeli alla realtà. L’artista dà loro più o meno importanza attraverso le scelte illuministiche, allontana o avvicina arbitrariamente, proiettandole in una dimensione irreale, da sogno, o come in questo caso, da incubo.
Le pennellate nervose, quasi rabbiose, e il volteggiare dei corvi neri costituiscono una funerea premonizione di sventura e di morte.
Il 23 luglio 1890 Vincent van Gogh scrive: «La miseria non avrà mai fine».
Il 27 luglio dello stesso anno si trova a vagare proprio in quei campi; ma invece di sparare ai corvi, rivolge l’arma contro se stesso uccidendosi.
