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Canto 17 Purgatorio riassunto e spiegazione

Nel canto 17 del Purgatorio viene esposto l’ordinamento morale del Purgatorio, richiamando in tal modo il canto XI dell’Inferno, dov’è esposta la struttura dell’Inferno. Come già nel canto XI dell’Inferno, anche nel canto 17 Purgatorio la spiegazione è affidata a Virgilio.

Cosa accade nel canto 17 Purgatorio?

Visioni di ira punita vv. 1-39

Il sole sta tramontando. Dante e Virgilio sono appena usciti dalla densa nube di fumo entro cui stanno gli iracondi. Dante ha immediatamente delle visioni in cui gli appaiono gli esempi di ira punita.

Il primo esempio di ira punita è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio e riguarda Progne: avendo suo marito Tereo usato violenza alla sorella Filomela, la donna si vendicò dando in pasto all’uomo il proprio figlioletto; gli dei poi la mutarono in usignolo.

Il secondo esempio di ira punita è tratto dal Libro di Ester (Antico Testamento): Aman, ministro del re di Persia Assuero, tenta di far crocifiggere il giusto Mardocheo per poi sterminare gli altri Ebrei. Il re, scoperto il piano grazie a Ester, moglie di Mardocheo, si vendica crocifiggendo l’empio ministro.

Infine, il terzo esempio è tratto dal libro XII dell’Eneide di Virgilio: la regina Amata, moglie del re Latino, si uccide in preda al furore quando la figlia Lavinia viene data in sposa a Enea e non a Turno, re dei Rutuli. Dante immagina che a parlare davanti alla madre morta sia Lavinia.

L’angelo della pace della terza cornice vv. 40-69

Le visioni di Dante s’interrompono e una luce più forte di quella del sole colpisce gli occhi del poeta. Dante sente la voce dell’angelo che sta tra la terza e la quarta cornice che gli indica il punto da cui salire per passare alla cornice successiva. Giunto sul primo gradino, Dante avverte un soffio sul viso: l’angelo con un movimento delle ali, cancella la terza P dalla fronte del poeta (è quella corrispondente al peccato dell’ira) e pronuncia la settima beatitudine, che celebra i pacifici.

Dante e Virgilio arrivano sulla quarta cornice vv. 70-90

Sta calando la notte. Dante sente che gli vengono meno le forze per continuare a salire, perché come aveva avvertito in precedenza Sordello (canto 7 del Purgatorio), nel Purgatorio non è possibile procedere con il buio.

Dante e Virgilio restano così fermi sull’orlo della quarta cornice e Dante approfitta della pausa per chiedere a Virgilio notizie sulla nuova cornice. Virgilio spiega che nella quarta cornice si trovano gli accidiosi, coloro che amarono Dio con poco vigore. Inizia quindi a esporre i criteri che costituiscono l’ordinamento morale del Purgatorio.

L’ordinamento morale del Purgatorio e la teoria dell’amore vv. 91-139

L’amore, comincia Virgilio, è la causa prima di ogni cosa; esso si divide in due categorie: l’amore naturale, cioè istintivo e l’amore d’animo, cioè elettivo, che implica una scelta e che quindi solo l’uomo può provare, in quanto unica creatura dotata di intelletto.

L’amore naturale non sbaglia mai perché guida ogni creatura verso il suo fine (Dio). L’amore d’animo, invece, non sbaglia finché è rivolto al Bene supremo, e modera di conseguenza il suo interesse per i beni terreni; ma se viene rivolto al male (malo obietto), oppure si rivolge a Dio con scarsa intensità (poco di vigore), o ai beni terreni con troppo desiderio (troppo di vigore), allora conduce l’uomo nel peccato.

Il malo obietto verso cui l’uomo rivolge il proprio amore è il male degli altri, che può avere tre forme: desiderio di primeggiare, umiliando gli altri (superbia); timore di perdere poteri e onori a favore di altri, di cui perciò si desidera la miseria (invidia); volontà di vendetta per un’offesa subita (ira). Questi tre peccati, precisa Virgilio, (superbia, invidia, ira) si scontano nelle prime tre cornici del Purgatorio.

Nella quarta cornice invece si trovano coloro che amarono Dio in modo fiacco e incerto (gli accidiosi). Infine, l’amore eccessivo verso i beni terreni, che sono beni imperfetti, è purificato nelle ultime tre cornici del Purgatorio: la quinta, la sesta e la settima, dedicate rispettivamente agli avari e prodighi (canti XIX, XX, XXI, XXII), ai golosi (canti XXIII, XXIV), ai lussuriosi (canti XXV, XXVI).

 

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