Il canto 28 del Paradiso di Dante si svolge nel nono cielo, detto anche Primo mobile o Cristallino, dove risiedono i nove ordini angelici. Essi si presentano come nove cerchi di fuoco concentrici, che ruotano, con diversa velocità e ardore, intorno a un punto centrale di luce intensissima, in cui è rappresentato Dio. I nove ordini angelici sono, dal più esterno: Angeli, Arcangeli, Principati, Potestà, Virtù, Dominazioni, Troni, Cherubini e Serafini.
Canto 28 Paradiso riassunto
Dio e i cerchi angelici vv. 1-39
Dopo che Beatrice ha terminato la sua invettiva contro i mali dell’umanità (vedi canto 27 Paradiso), Dante la guarda negli occhi e vede un punto luminosissimo riflesso in essi. Allora, il poeta si volta per accertarsi che esso corrisponda a una luce reale e vede effettivamente un punto luminoso incredibilmente piccolo, attorno al quale ruotano nove cerchi di fuoco concentrici, di velocità e luminosità decrescente dal centro verso l’esterno.
Spiegazione di Beatrice vv. 40-78
Beatrice spiega a Dante che il punto è Dio; il cerchio che gli sta più vicino si muove più velocemente perché è stimolato da Dio stesso. Dante si chiede come mai il cerchio più vicino alla Terra è quello più lento e lontano da Dio, contrariamente all’immagine che ha davanti agli occhi. Beatrice gli risponde: le sfere corporee, che circondano la Terra, sono più grandi o più piccole a seconda della maggiore o minore quantità di virtù in esse diffusa; il cerchio più grande, quello che avvolge tutti gli altri e che risulta più distante dalla Terra, corrisponde a quello che contiene più amore ed è più piccolo e più vicino a Dio. Il mondo sensibile, dunque, appare rovesciato rispetto al modello intellegibile che Dante ha davanti agli occhi.
Le gerarchie angeliche vv. 79-139
Dante è rasserenato dalla spiegazione di Beatrice e si paragona a un cielo rasserenato e ripulito dal vento. Terminata la spiegazione di Beatrice i nove cerchi risplendono e cantono inni di lode rivolgendosi al punto fisso (Dio). Prevenendo la domanda di Dante, Beatrice illustra la distribuzione delle intelligenze angeliche nei vari cerchi: nel primo stanno i Serafini; seguono i Cherubini e i Troni; nei tre cerchi successivi si trovano Dominazioni, Virtù e Potestà; negli ultimi tre, infine, i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli. Tutti gli ordini angelici guardano in alto verso Dio ed emanano la loro influenza verso il basso così da attrarre a sé quello inferiore e tutti sono attratti da Dio.
Fu Dionigi Areopagita (filosofo e teologo, vissuto probabilmente alla fine del V secolo), spiega poi Beatrice, a classificare correttamente le gerarchie angeliche (a Dionigi è infatti attribuita l’opera De coelesti Hierarchia, “La gerarchia celeste”; in essa, sulla base di alcuni passi del Nuovo Testamento, distingue tre gerarchie o sfere di angeli, all’interno delle quali individua rispettivamente tre differenti cori). Gregorio Magno, invece, li elencò in un ordine diverso; non appena però salì al Primo mobile, si accorse del proprio errore e rise di sé stesso. Dante però non deve stupirsi se Dionigi, un mortale, poté afferrare la verità su una così alta materia, perché egli si rifece a quanto detto da san Paolo che aveva visto queste e altre cose durante la sua ascesa al Terzo cielo.