Nel canto 30 del Paradiso comincia l’ultima parte del viaggio di Dante: l’assunzione all’Empireo. Al termine del canto, Dante si ritroverà insieme a Beatrice al centro della Rosa dei beati e da qui vivrà le mistiche esperienze che lo porteranno alla finale visione di Dio (vedi canto 33 Paradiso).
Che cosa succede nel canto 30 del Paradiso?
Trovandosi nella Rosa dei beati, Beatrice indica il seggio in cui siederà l’imperatore Arrigo VII, su cui Dante riponeva tante speranze di un rinnovamento politico e morale e di una restaurazione dell’ordine sulla Terra. Il cenno ad Arrigo VII darà spunto a Beatrice per un’ulteriore condanna del malcostume papale; chiama in causa le figure di Clemente V e soprattutto di Bonifacio VIII, principali autori dell’opposizione all’Impero. Sono infatti le due forze, Impero e Papato, le responsabili delle vicende umane sulla Terra e quindi dei destini di salvezza dell’umanità: ma qui a trionfare è l’imperatore e a subire la giusta punizione sono i suoi avversari.
Canto 30 Paradiso riassunto
Ascesa all’Empireo vv. 1-60
Il canto 30 del Paradiso di Dante si apre con la visione delle stelle che lentamente ad una ad una si spengono all’avvicinarsi dell’aurora, così come scompare agli occhi di Dante la visione dei cori angelici.
Dante rivolge allora lo sguardo a Beatrice: la sua bellezza è tale che trascende i limiti umani e rinuncia quindi a descriverla.
Beatrice spiega a Dante che sono ascesi all’Empireo, l’ultimo cielo. Qui Dante vedrà i beati con i loro corpi, come si presenteranno il giorno del Giudizio finale. Dante viene subito accecato dalla luce dell’Empireo, e quando dopo pochi istanti riacquista la vista questa si rivela rafforzata, ormai in grado di sostenere qualunque splendore.
Il fiume di luce vv. 61-81
Dante riesce così a vedere un fiume di luce tra due rive miracolosamente fiorite; dal fiume escono scintille ardenti che si posano nei fiori e poi, come inebriate dai loro profumi, si rituffano nelle meravigliose acque (le scintille che si distaccano dal fiume per posarsi sulle rive sono gli angeli, che fanno continuamente da tramite tra Dio e i beati, rappresentati dai fiori).
Beatrice invita Dante a immergere lo sguardo nel fiume prima di poter placare completamente il suo desiderio di conoscenza. Lo sguardo di Dante, spiega Beatrice, non è ancora in grado di vedere le realtà divine (Dio, gli angeli, i beati) per come sono, ma può coglierne la prefigurazione.
La rosa dei beati vv. 82-148
Dante allora fissa gli occhi nel fiume di luce e finalmente gli appare la visione reale: è la Rosa dei beati, un immenso anfiteatro sui gradini del quale appaiono nel loro aspetto umano i beati; essi contemplano la luce divina riflessa nel lago di luce che occupa il centro dell’anfiteatro.
Beatrice indica a Dante, tra i seggi occupati dagli spiriti beati, un seggio ancora vuoto, sul quale poggia già una corona imperiale: è il seggio destinato ad accogliere l’imperatore Arrigo VII, che scenderà in Italia per tentare di risollevarne le sorti; ma papa Clemente V si opporrà, intralciando il suo cammino. Ma poi, profetizza Beatrice, dopo la morte di Arrigo VII, morirà presto anche Clemente V e prenderà il posto di Bonifacio VIII nell’Inferno, nella bolgia dove è punito Simon Mago (vedi Inferno canto 19).