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Canto 32 Purgatorio riassunto e spiegazione

Il canto 32 del Purgatorio è occupato integralmente dalla grandiosa allegoria della corruzione della Chiesa e affronta il tema fondamentale del rapporto fra Chiesa e Impero, nei suoi risvolti storici, politici e morali.

Canto 32 Purgatorio riassunto e spiegazione

Dante segue la processione mistica vv. 1-69

Dante è assorto nella contemplazione di Beatrice. Le tre donne alla sinistra del carro gli rimproverano di guardarla con troppa intensità e lo costringono a volgere lo sguardo verso la sua sinistra. Dapprima, abbagliato dallo splendore di Beatrice, egli non riesce a distinguere nulla, poi, ripresa la facoltà visiva, vede che la processione si è rimessa in movimento verso destra. Il poeta, insiema a Stazio e a Matelda, segue il carro. Una musica celestiale dà il ritmo al passo.

Il carro si ferma nuovamente nei pressi di un grande albero privo di rami e foglie, che viene circondato mentre si sente mormorare la parola «Adamo», in ricordo del peccato originale. Il grifone, quindi, lega il timone del carro all’albero. Intanto, sui rami sbocciano fiori color porpora. A questo punto Dante cade in un sonno profondo.

(Il grande albero privo di fronde è la giustizia divina, offesa dall’uomo col peccato originale, alla quale il grifone, cioè Cristo, lega il timone del carro, che rappresenta, appunto la Chiesa. I fiori color porpora che spuntano sui rami dell’albero alludono al sangue versato da Cristo con la sua morte in croce).

 Canto 32 Purgatorio – Allegoria della storia della Chiesa vv. 70-160

Quando Dante si sveglia vede accanto a sé soltanto Matelda. Lo stupore del poeta è paragonato a quello che aveva colto Pietro, Giovanni e Giacomo, quando si ridestarono dopo aver assistito alla trasfigurazione di Cristo e alla scomparsa di Mosé ed Elia.

Matelda indica Beatrice seduta ai piedi dell’albero. Intorno a lei si trovano le sette donne che prima stavano ai due lati del carro. Beatrice dice a Dante che la sua sosta nel Paradiso terrestre è solo temporanea e che la sua vera patria sarà il cielo dove lei lo guiderà. Nel frattempo, continua Beatrice, egli dovrà osservare quanto accade, per poi poter scrivere al ritorno dal suo viaggio ciò che avrà visto, a beneficio dell’umanità traviata.

A questo punto si susseguono una serie di scene allegoriche della storia della Chiesa. Un’aquila si avventa sull’albero colpendone la corteccia, i fiori e le foglie, poi si lancia sul carro con colpi violenti. Una volpe si avvicina al fondo del carro, ma Beatrice la mette in fuga, rimproverandole le sue colpi infami. Poi, nuovamente l’aquila ritorna sul carro, lasciandolo ricoperto delle sue penne.

(L’aquila che si avventa con violenza sull’albero e sul carro rappresenta le persecuzioni che gli imperatori romani inflissero ai primi cristiani; la volpe che tenta di insinuarsi nel fondo del carro è l’eresia, prontamente scacciata da Beatrice, qui chiara figura della teologia. L’aquila che per la seconda volta si avvicina al carro coprendolo di piume allude alla donazione di Costantino, con la quale la Chiesa acquisì per la prima volta dei beni temporali. Dante considerava questo episodio, di cui verrà provata la falsità solo nel XV secolo, l’origine della degenerazione delle istituzioni ecclesiastiche).

Subito dopo, la terra sotto il carro si apre: ne esce un drago, che conficca la coda nel carro e ne strappa una parte, mentre le penne dell’aquila si moltiplicano e ricoprono le ruote e il timone. Poi il carro si trasforma: sul timone compaiono tre teste con due corna ciascuna; ai quattro angoli, quattro teste con un corno.

(Il drago che porta via un pezzo del carro rappresenta gli scismi che minarono l’unità della Chiesa. Le sette teste che sorgono dal carro stanno invece a simboleggiare i sette peccati capitali).

Seduta sul carro appare allora una prostituta, in atto di baciare un gigante che si trova accanto a lei. La meretrice guarda Dante con occhi provocanti; il gigante, infuriato, prima la frusta da capo a piedi, poi slega il carro dall’albero e lo trascina lontano attraverso la selva del Paradiso terrestre, finché il poeta non è più in grado di vedere né la meretrice né il carro tramutato in un mostro.

(La prostituta è la curia romana corrotta, che si dà ai sovrani della terra. Il gigante è un’allegoria della monarchia francese, alla quale la Chiesa al tempo di Dante era ormai quasi del tutto soggetta. Le occhiate che la donna lancia a Dante potrebbero alludere ai tentativi fatti da papa Bonifacio VIII di avvicinarsi ad altri sovrani per affrancarsi dai francesi. Infine, l’atto con cui il gigante scioglie il carro dall’albero è una chiara allusione al trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone, avvenuto nel 1305).

 

 

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