Il Canto 33 del Purgatorio è l’ultimo canto della seconda cantica della Divina Commedia di Dante (dopo l’Inferno e prima del Paradiso). Ci troviamo nel Paradiso terrestre, in cima alla montagna del Purgatorio, dove le anime che hanno compiuto l’espiazione si purificano prima di salire in Cielo.
Canto 33 Purgatorio: come si conclude l’ultimo canto del Purgatorio?
Le sette donne, che rappresentano le tre virtù teologali e le quattro cardinali, iniziano a cantare il salmo 78, in cui si piange la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte dei Babilonesi: qui si allude alla decadenza della Chiesa. Nel salmo si canta, comunque, anche la speranza del riscatto futuro. Beatrice, a sua volta, assume un atteggiamento addolorato simile a quello di Maria sotto la croce di Gesù e usa parole dure contro coloro che hanno trascinato la Chiesa così in basso.
Poi, Beatrice fa andare avanti le sette donne, mentre dietro di lei camminano Dante, Matelda e Stazio, che, a differenza di Virgilio, si è fermato con loro nel Paradiso terrestre.
Dante fa una domanda a Beatrice sul presente e sul futuro della Chiesa. La donna profetizza l’avvento di un numero, il 515, che scritto in cifre romane è DXV: si tratta di un anagramma della parola latina DUX, che significa “condottiero”, mandato da Dio, che farà giustizia: ucciderà la meretrice e il gigante che giace con lei (rispettivamente la Curia romana e il re di Francia Filippo il Bello). Con questo “condottiero” Dante allude all’imperatore Enrico VIII di Lussemburgo, nel quale egli ripose grandi speranze, poi amaramente deluse.
Infine, Beatrice esorta il poeta a ricordare quanto gli sta dicendo per poi recare testimonianza: chiunque danneggia l’albero della conoscenza del Bene e del Male compie un sacrilegio; Adamo, per aver mangiato dell’albero della conoscenza, ha dovuto attendere cinquemila anni prima che Cristo lo salvasse, portandolo dal Limbo in Paradiso. Dante si lamenta che fa fatica a capire le parole della donna. Questa dice che ciò succede perché si è allontanato dalla fede. Dante risponde che non ricorda di essersi mai allontanato dalla verità di Dio. Beatrice risponde che ha dimenticato il male commesso perché ha bevuto l’acqua del fiume Lete.
Quindi, Beatrice si rivolge a Matelda, chiedendole di accompagnare Dante all’Eunoè, dove è solita accompagnare le anime. Matelda prende per mano Dante e fa cenno a Stazio di accompagnarla. Il poeta vi è immerso. L’acqua ha un sapore dolcissimo. Ora, così purificato, è puro e disposto a salire le stelle. La cantica si conclude quindi con la stessa parola, «stelle», che chiude Inferno e Paradiso.
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