Il canto 4 del Paradiso di Dante si svolge nel primo cielo, il cielo della Luna, dove risiedono gli spiriti mancanti ai voti.
Chi sono gli spiriti mancanti ai voti?
Sono le anime sante di coloro che, per violenza subita, non portarono a termine l’impegno preso nei confronti di Dio con i voti religiosi.
Canto 4 Paradiso riassunto
I due dubbi di Dante vv. 1-27
Dopo l’incontro con Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla, narrato nel canto precedente, Dante è assalito da due dubbi ugualmente forti, al punto tale che non sa scegliere quale esporre per primo. Ma Beatrice intuisce i dubbi inespressi di Dante e si propone di risolverli entrambi.
Dopo aver ascoltato le storie di Piccarda e Costanza, il primo dubbio riguarda il mancato adempimento dei voti: se esse non mantennero i voti perché costrette con la violenza a lasciare il monastero, quale colpa si può loro attribuire?
Il secondo dubbio di Dante, esposto da Beatrice, riguarda il destino delle anime dopo la morte. Secondo l’opinione espressa in proposito da Platone nel Timeo, le anime ritornavano alle stelle nelle quali si trovavano prima di incarnarsi. Questa idea, seppure diffusa, era in netto contrasto con la dottrina cristiana, secondo la quale le anime non preesistono alla loro vita terrena, ma vengono create di volta in volta da Dio.
Beatrice chiarisce che il secondo dubbio di Dante avrà la precedenza nella sua spiegazione: lo ritiene più pericoloso perché non si concilia con l’ortodossia cristiana.
Beatrice risolve il secondo dubbio sulla sede dei Beati vv. 28-63
Tutte le anime dei beati risiedono nell’Empireo, il vero Paradiso, e non nelle stelle, come sostenuto da Platone nel Timeo. Se esse appaiono al poeta nei vari cieli è solo perché in questo modo egli può comprendere meglio i vari gradi di beatitudine: Dante è ancora vivo e quindi può apprendere solo partendo dai dati sensibili, ed è per questo che la Bibbia presenta Dio e gli angeli con figura umana. Tuttavia, aggiunge Beatrice, Platone nel Timeo intendeva riferirsi all’influsso esercitato dagli astri sugli uomini, e in tal caso la sua teoria non si discosta molto dalla verità.
Beatrice risolve il primo dubbio sui voti inadempiuti vv. 64-117
Riguardo il primo dubbio di Dante sui voti non compiuti, Beatrice spiega che sia Piccarda Donati che Costanza d’Altavilla avrebbero potuto ritornare nei monasteri dai quali erano state rapite, anche a costo di subire una nuova violenza, ma così non fu. Entrambe non ebbero la stessa volontà irremovibile di san Lorenzo, martire cristiano, arso vivo sulla graticola nel 258, o di Muzio Scevola, l’eroe romano che bruciò la propria mano su un braciere per punirla di aver fallito.
Le parole di Beatrice non sono in contraddizione con quelle di Piccarda, che aveva sottolineato come Costanza in cuor suo fosse sempre rimasta fedele al voto fatto: però, afferma Beatrice, ella per timore di un male più grave acconsentì alla violenza assoluta. Qui interviene allora la distinzione tra volontà assoluta e volontà condizionata o relativa: la fedeltà di Costanza al voto fatto non fu sostenuta dalla volontà assoluta, quella che non consente nulla al male, ma da una volontà relativa, cioè condizionata dalla scelta, privata e discutibile, di un male minore.
Nuovo dubbio di Dante vv. 118-142
Dante ringrazia Beatrice e le pone un’altra domanda, riguardante la possibilità di compensare i voti mancanti con altre opere di uguale peso; Beatrice sorride con tanta dolcezza che Dante, sopraffatto, deve distogliere lo sguardo da lei.