Le donne hanno sempre dato grande importanza ai loro capelli, soprattutto a come “acconciarli”. Risalgono ad esempio all’età neolitica i pettini d’osso ritrovati durante gli scavi archeologici.
Nell’Antico Egitto le donne di rango elevato usavano rasare il proprio cranio per ricoprirlo con voluminose parrucche ornate con cerchi metallici o nastri colorati.
Le donne della Mesopotamia e della Fenicia portavano i capelli raccolti sulla sommità del capo in pettinature spesso molto elaborate, ornate con diademi d’oro, argento e pietre dure.
Le donne cretesi arricciavano i capelli e li appuntavano sulla nuca con nastri e perline oppure li lasciavano ricadere sulle spalle, in lunghi riccioli.
Le donne dell’Antica Grecia portavano riccioli corti e piatti sulla fronte e, sulla nuca e sul collo, lunghi boccoli ottenuti utilizzando spirali di metallo.
Le donne etrusche, oltre ai riccioli sulla fronte e a due lunghi boccoli laterali, usavano raccogliere sulla nuca il grosso della chioma in una treccia lunga anche fino a terra, oppure in un mazzo di molte trecce sottili. Nelle necropoli sono stati ritrovati numerosissimi pettini e specchi di bronzo finamente lavorati.
Nella Roma dell’età repubblicana, le acconciature erano semplici, con i capelli legati alla base del collo in una coda.
Sotto il regno di Augusto troviamo invece acconciature molto elaborate, con riccioli raccolti a ornare la fronte, realizzate da schiave specializzate, le ornatrices. Queste si servivano di due ferri (i calamistra) riscaldati su un piccolo braciere acceso, che permettevano di arricciare le ciocche dei capelli.
Ottavia, la sorella dell’imperatore Augusto, inaugurò un’acconciatura detta appunto “all’Ottavia”, imitata da tutte le donne del palazzo: sulla fronte si lasciava solo un ricciolo, mentre gli altri capelli si raccoglievano in trecce sulla nuca.
Nella seconda metà del I secolo d.C., andavano invece di moda le pettinature “a più livelli”, appariscenti e di difficile realizzazione. Sembra che queste capigliature così monumentali fossero spesso portate da donne di bassa statura… per aumentare la propria visibilità.
Responsabile di questa nuova moda fu Plotina, la moglie di Traiano. Per questo l’acconciatura è stata definita “alla Plotina”.
Le donne romane amavano anche tingersi i capelli: per diventare bionde, per esempio, impiegavano il sapo (un misto di cenere e di grasso animale o vegetale), per il nero corvino invece si mescolava grasso di pecora e antimonio. È chiaro che alla lunga i capelli finivano per rovinarsi.
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