Il riassunto primo capitolo Promessi Sposi si apre con la descrizione geografica e storica dell’ambiente in cui si svolge la prima parte del romanzo; segue la narrazione dell’incontro di don Abbondio con i bravi; poi, la descrizione della personalità del curato; infine un nuovo dialogo, quello tra don Abbondio e Perpetua, la domestica.
Riassunto primo capitolo Promessi Sposi: descrizione del territorio di Lecco
Il romanzo si apre con una descrizione dei luoghi in cui ha inizio la storia: siamo lungo il ramo meridionale del lago di Como dominato dalle Alpi Orobie, fra cui spiccano le cime del monte Resegone.
Poi l’attenzione si raccoglie su Lecco e sul suo territorio percorso da «strade e stradette», sovrastato dal cielo, circondato dai monti e dal lago. Manzoni, quindi, dopo aver scientificamente definito l’ambiente del romanzo, lo contempla familiarmente, e ne viene fuori uno spettacolo di partecipata serenità.
Stabilita la dimensione spaziale, Manzoni passa a determinare la dimensione temporale: «Sulla sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628».
La scelta della sera come parte del giorno in cui iniziare il racconto non è casuale, anzi essa accentua quel clima di domestica quiete nel quale entra in scena don Abbondio.
Don Abbondio è il primo personaggio del romanzo. Nessun cenno è fatto al volto e alla persona, nessun particolare ci è dato del suo abbigliamento, se non per il collare, nominato solo più avanti e per la necessità dell’azione. E bisogna arrivare al capitolo 2 per conoscere quei suoi “due occhi grigi” che nel colloquio con Renzo andranno scappando di qua e di là.
Riassunto primo capitolo Promessi Sposi: don Abbondio incontra i bravi
Don Abbondio è il parroco del paesino dove vivono Renzo e Lucia e dovrebbe celebrare il loro matrimonio. Al rientro dalla sua quotidiana passeggiata lungo le stradine del borgo, però, due bravi attendono il sacerdote: era facile riconoscerli, dall’atteggiamento (la loro posa spavalda: l’uno a cavalcioni su un muretto e l’altro appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto) e da come erano abbigliati (la descrizione che Manzoni fa di essi è pittoresca: sul capo portano una reticella verde, che cade sulla spalla sinistra e termina con un gran fiocco. Dalla reticella fuoriesce un enorme ciuffo che cade sulla fronte; hanno due folti baffi, arricciati in punta; una cintura lucida di cuoio e a questa sono attaccate due pistole; sul petto, come una collana, un piccolo corno ripieno di polvere da sparo; ampi e gonfi calzoni, da un taschino dei quali spunta fuori il manico di un coltellaccio; infine, una spada).
Don Abbondio capisce da subito che i due stanno aspettando proprio lui. Quindi, cercando di fare finta di nulla, si chiede se per caso non abbia mancato di rispetto a qualche potente che ora si vuole vendicare, ma a questo riguardo la sua coscienza è a posto e non ha niente da rimproverarsi. Poi si guarda intorno per vedere se non ci fosse qualcuno che lo potesse soccorrere, ma la strada è deserta: non resta altro che andare incontro ai due bravi che lo attendono.
Uno dei due gli intima che le nozze tra Renzo e Lucia, fissate per il giorno dopo, non devono essere celebrate: «Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai».
Don Abbondio tenta una debole resistenza ma poi, quando i bravi fanno il nome di don Rodrigo come loro padrone, il curato in preda al terrore non sa dire altro che: «Disposto sempre all’ubbidienza».
A questo punto, l’autore inserisce un’ampia digressione per presentare don Abbondio.
Il carattere di don Abbondio
La società del tempo nella quale vive è violenta e divisa in classi ed egli, essendosi accorto «d’esser, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro», ha deciso di acconsentire al desiderio dei «parenti che lo vollero prete» al fine di «…procacciarsi di che vivere con qualche agio, e mettersi in classe riverita e forte…».
Don Abbondio disapprova i confratelli che, coerentemente all’insegnamento di Cristo, ma mancando (a suo parere) di realismo, sfidano i potenti per difendere gli oppressi.
Don Abbondio non è una vittima ridicola della paura, ma un eroe del quiete vivere: il suo spazio è la casa, perché in essa trova l’atmosfera di quiete benessere e queste immagini non possono che suscitare un senso di compassione nei confronti del curato, un uomo vile e meschino.
Riassunto primo capitolo Promessi Sposi: Don Abbondio e Perpetua
Don Abbondio arriva a casa sua stravolto: ad accoglierlo c’è Perpetua.
Perpetua è la domestica di don Abbondio. Di lei sono indicati vagamente e succintamente l’età e il carattere: ha superato i quarant’anni (condizione richiesta da una disposizione del Concilio di Trento per le domestiche dei preti) ed è nubile. Ella è affezionata e fedele a Don Abbondio; sa ubbidire e dare ordini in base alla situazione; tollera i brontolii del suo padrone e riesce a fargli tollerare i propri; sa essere una gran chiacchierona; ama il pettegolezzo e le confidenze comaresche.
Perpetua, con le sue domande incalzanti, spinge don Abbondio a confidarsi. Messa al corrente dell’accaduto, propone al curato di rivolgersi all’arcivescovo, «un uomo di polso e che non ha paura di nessuno». Ma don Abbondio è sopraffatto dalla paura e respinge il suo consiglio e si chiude in camera per dormire: il sonno è, per don Abbondio, un ulteriore modo per fuggire dai problemi della realtà.
I Promessi Sposi riassunto prosegue con il Promessi Sposi capitolo 2 Riassunto
Questo articolo è tratto dall’ebook “Guida ai Promessi Sposi” in vendita su | |