Cecco Angiolieri è il maggior rappresentante della poesia comico-realistica.
Biografia
Nato a Siena intorno al 1260 e morto tra il 1311 e il 1313, di lui non si hanno molte notizie. Si sa che era di famiglia nobile e ricca di parte guelfa, fu sposato ed ebbe molti figli, ma non condusse una vita dedita alle cure familiari. Dal tono stesso del suo canzoniere e dagli scarsi documenti che lo riguardano si trae infatti l’impressione che fosse un uomo superficiale e dissipatore, amante dei piaceri e delle gozzoviglie, privo di qualsiasi preoccupazione etica.
Certo è che Cecco Angiolieri venne più volte processato, fu probabilmente bandito da Siena, soggiornò per qualche tempo a Roma e, entrato in possesso dell’eredità paterna, la dilapidò rapidamente, per cui, alla sua morte, cinque dei suoi figli fecero atto di rinunzia ai beni del padre perché i debiti superavano largamente la proprietà.
Nel 1281 partecipò alla campagna militare dei Senesi per la conquista del castello di Turri in Maremma e nel 1289 alla battaglia di Campaldino in cui ebbe modo di conoscere personalmente Dante.
A Cecco Angiolieri si attribuiscono 150 sonetti, di cui solo 112 certi. Due i motivi preponderanti nel suo canzoniere: la storia del suo amore per una certa Becchina, figlia di un conciatore di cuoio (un amore schiettamente sensuale), e l’odio che mostra di nutrire per i suoi genitori, che tengono ben stretti i cordoni della borsa, impedendogli di attingervi per dar sfogo ai suoi istinti.
Quello che segue è il più celebre sonetto del poeta.
Metrica sonetto a rime incrociate nelle quartine e alternate nelle terzine, secondo lo schema ABBA, ABBA; CDC, DCD
Cecco Angiolieri, S’i’ fosse foco – Testo
S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;
s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
ché tutti i cristiani imbrigherei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzerei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, anderei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui;
similmente farìa da mi’ madre.
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
e vecchie e laide lasserei altrui.
Cecco Angiolieri, S’i’ fosse foco – Parafrasi
Se io fossi il fuoco, brucerei il mondo; se io fossi il vento, scatenerei tempeste su di esso; se io fossi l’acqua, lo annegherei; se io fossi Dio, lo farei sprofondare;
se io fossi il papa, allora sarei allegro, perché metterei nei guai tutti i cristiani; se io fossi imperatore, sai che cosa farei? Taglierei a tutti la testa per intero.
Se io fossi la morte, andrei da mio padre; se io fossi la vita, fuggirei da lui; egualmente mi comporterei con mia madre.
Se io fossi Cecco, come io sono e fui, prenderei le donne giovani e belle e lascerei agli altri le donne vecchie e brutte.
Cecco Angiolieri, S’i’ fosse foco – Commento
È il sonetto più celebre di Cecco, interamente costruito sulla figura dell’anafora («s’i’ fosse…» è ripetuto ben nove volte) e sulla ricerca dell’effetto di comicità. Quest’ultimo viene realizzato attraverso l’estremismo “maledetto” esibito nelle ipotesi (assurde) delle quartine e della prima terzina – annientare con fuoco, vento e acqua il mondo intero, mettere nei guai tutti i cristiani e/o tagliare loro la testa, godere della morte del padre e della madre. E così il sonetto si rivela per quello che è in realtà: un abile e compiaciuto gioco letterario, attraverso il quale Cecco compie la sua “rivoluzione senza effetto” (ogni cosa resta infine quella che era, come lui resta il donnaiolo Cecco).