I piani di Giulio Cesare nella Conquista della Gallia
Nel 58 a.C. Giulio Cesare ottenne il proconsolato¹ della Gallia Narbonense e della Gallia Cisalpina. Esse erano province di ben poco rilievo rispetto a quelle ricche orientali, che tutti aspiravano a governare per arricchirsi. Ma Cesare aveva un progetto preciso che spiegava le ragioni di questa scelta: intendeva avviare una grande campagna di conquista della Gallia, per guadagnare gloria, ricchezze e il controllo di un proprio esercito, premesse indispensabili per mettersi alla pari con la forza di Pompeo e Crasso e poter realizzare le sue ambizioni di potere.
L’avvio della Conquista della Gallia
Nel 58 a.C. Giulio Cesare si recò nelle province assegnate. Prese a pretesto per iniziare la guerra, come alleato dei Galli, alcuni sconfinamenti degli Elvezi, una popolazione dell’attuale Svizzera occidentale, e li sconfisse nella battaglia di Bibracte (58 a.C.), e poi dei Suebi (o Svevi), un popolo germanico proveniente dall’area del Mar Baltico. Dopo ancora le sue legioni attaccarono i Galli belgi, veneti, aquitani, tanto che sul finire del 57 a.C. gran parte della Gallia sembrava sotto il controllo romano.
Intanto a Roma…
Giulio Cesare, prima di lasciare Roma in mano a Crasso e a Pompeo, con i quali nel 60 a.C. aveva sottoscritto un accordo privato e segreto (all’insaputa del senato romano) di reciproco aiuto (il Primo Triumvirato), aveva preso le sue precauzioni: aveva infatti fatto eleggere tribuno un uomo spregiudicato e di stretta sua fiducia, Publio Clodio, che ottenne il favore della plebe urbana con una serie di elargizioni e fece esiliare Cicerone (sempre più apertamente anticesariano), con l’accusa di illegalità nella condanna a morte dei segaci di Catilina. In questa situazione il senato cercò il sostegno di Pompeo, preoccupato come Crasso dei successi di Cesare in Gallia, e fece inoltre richiamare Cicerone dall’esilio.
Cesare capì che era il momento di rinnovare gli accordi triumvirali; i tre si incontrarono a Lucca nel 56 a.C. e fu deciso che Cesare avrebbe avuto il proconsolato in Gallia per altri cinque anni e Pompeo e Crasso avrebbero avuto il consolato per l’anno 55 a.C. Pompeo sarebbe poi diventato proconsole in Spagna, Crasso proconsole in Oriente per combattere contro i Parti, che avevano fondato un vasto impero sull’altopiano iranico e in Mesopotamia e minacciavano i domini romani.
La definitiva conquista della Gallia
Tornato in Gallia (55 a.C.), Cesare si impegnò a consolidare ed estendere il dominio romano: oltrepassò il Reno per respingere incursioni in territorio gallico di tribù germaniche, e compì anche due brevi spedizioni esplorative in Britannia (nell’odierna Inghilterra). Era questo un territorio lontanissimo e misterioso per i Romani e la notizia dell’impresa, giunta a Roma, accrebbe ulteriormente la fama di Cesare.
Non si era ancora spenta l’eco di questi successi, che Cesare si trovò ad affrontare una ribellione di quasi tutte le tribù galliche, unitesi sotto la guida di Vercingetorige, re della potente tribù degli Arverni. Fu una guerra durissima. Le truppe romane persero alcune battaglie e si trovarono talvolta sull’orlo del tracollo. Ma la vittoria finale fu di Cesare: egli espugnò la città di Alesia , roccaforte dei Galli, e nel 52 a.C. catturò Vercingetorige (per un approfondimento leggi La battaglia di Alesia clicca qui). Vercingetorige fu condotto a Roma e imprigionato per cinque anni; fu giustiziato a Roma nel 46 a.C., subito dopo che Cesare ebbe celebrato il Trionfo.
Nei due anni successivi (51-50 a.C), il condottiero procedette alla completa sottomissione della Gallia: molte popolazioni furono sterminate, molte ridotte in schiavitù. Il ricordo delle sue imprese fu affidato a un’opera autobiografica, De bellico gallico, la guerra Gallica, considerata uno dei capolavori della storiografia antica.
Con la conquista della Gallia Cesare gettò le basi del suo potere personale, guadagnandosi quella forza militare di cui si sarebbe servito in seguito per vincere la guerra civile contro il rivale Pompeo (per un approfondimento leggi Gneo Pompeo Magno, dagli anni dell’ascesa alla morte clicca qui).
¹proconsolato: il proconsole era un console a cui veniva prorogato il mandato per mantenere il comando militare durante una campagna o amministrare una provincia. Dopo il 146 a.C., con la moltiplicazione delle province, la carica da straordinaria divenne ordinaria.