Charles Baudelaire – vita, opere, poetica
Charles Baudelaire: la vita
Nacque a Parigi il 9 aprile 1821. Ebbe un’infanzia e un’adolescenza segnate dolorosamente dalla morte del padre, prima, e dalle incomprensioni del patrigno, poi.
Dopo aver interrotto gli studi (venne espulso dal collegio nel 1839), fu costretto, per volontà della famiglia, a imbarcarsi su una nave mercantile alla volta delle Indie, ma interruppe presto il viaggio e rimpatriò per ragioni di salute.
Al raggiungimento della maggiore età, entrò in possesso dell’eredità paterna. Si abbandonò allora a un’esistenza disordinata e dispendiosa, che lo portò a dilapidare in breve tempo il patrimonio.
Le difficoltà economiche, aggravate dai debiti contratti con gli strozzini, non gli impedirono, però, di continuare a frequentare gli ambienti letterari e artistici e a dedicarsi all’attività di scrittore, che ben presto divenne l’unica occupazione della sua vita.
La sua famiglia, preoccupata per le sue stravaganze (amori passionali e violenti, uso smodato di alcol e droghe) lo fece interdire. Questo però non servì a riportare alla ragione il poeta che continuò a vivere in modo sregolato.
Nel 1857 Charles Baudelaire raccolse e diede alle stampe le sue poesie, già del resto pubblicate su riviste negli anni precedenti, in un volume intitolato Les Fleurs du Mal (I Fiori del Male), che ben presto fu sequestrato e condannato sotto l’accusa di immoralità.
Le crescenti difficoltà economiche degli anni successivi e le incomprensioni dei suoi connazionali lo convinsero a intraprendere, nel 1864, un viaggio in Belgio. Qui, nel 1866, venne colto da una paralisi. Riportato a Parigi, vi morì, dopo una lunga agonia, il 31 agosto del 1867, all’età di quarantasei anni.
Saggista e traduttore, oltre che poeta, Charles Baudelaire lascia, insieme alla raccolta di liriche I Fiori del Male (1857-1861), una raccolta di poemi in prosa, Lo Spleen di Parigi, una raccolta di saggi I Paradisi artificiali (1860) e una traduzione in francese dei Racconti straordinari dello scrittore E. A. Poe.
Charles Baudelaire: la poetica
L’opera poetica di Charles Baudelaire è consegnata a I Fiori del Male. In essa esprime il totale rifiuto verso ogni forma di convenzione e, di conseguenza, verso i canoni della tradizione letteraria, l’avversione nei confronti della società borghese contemporanea, la percezione dell’irreversibile crisi della società del suo tempo. Per i suoi contenuti e, soprattutto, per le soluzioni stilistiche adottate, quest’opera può essere considerata “il manifesto” della corrente poetica del Simbolismo che ebbe importanti ripercussioni su tutta la letteratura del Novecento.
Nel titolo stesso della raccolta c’è la chiave interpretativa della poetica di Charles Baudelaire: il fiore è il simbolo della purezza, ma anche dell’inutilità dell’arte. Come la vera arte nasce dalla sofferenza e dal male esistenziale, così il fiore nasce dalla terra putrida per elevarsi poi verso il cielo. Il fiore non ha alcuna utilità pratica, ma vale per la sua assoluta bellezza. Nascono da questo i concetti de “l’art pour l’art”, ovvero l’arte fine a se stessa, come ricerca della bellezza e del piacere estetico, e quello di “poesia pura“, che rifiuta l’impegno politico e sociale e si propone autonoma da ogni condizionamento morale, libera nella sua soggettiva rappresentazione della realtà.
Quella di Charles Baudelaire è dunque una poesia incentrata sul valore evocativo e allusivo della parola, su una attenta ricerca formale, sulla perfezione musicale dello stile.
Per arrivare a questo risultato occorre prestare grandissima attenzione al lessico, scegliendo e valutando le parole non più soltanto per il loro significato letterale, ma soprattutto per quelli fonici, allusivi, evocativi, costruendo un componimento in cui la parola, verso, ritmo e musicalità si fondono per ottenere il risultato migliore.
Il lettore deve pertanto cogliere nel testo quelle parole-chiave che comunicano il significato principale del verso o del componimento e che fanno da “guida” per la comprensione dell’intero testo. Lo strumento di cui il poeta si serve per cogliere e comunicare la sottile rete di corrispondenze che lega tutte le cose è l’analogia. L’analogia diventa, così, un mezzo di interpretazione del reale e meccanismo proprio della creazione poetica. Per questo la poesia, secondo i simbolisti, è l’unica via per afferrare la vera realtà del mondo attraverso l’intuizione.
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