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Jakob Fugger, detto il Ricco, chi era?

Jakob Fugger, detto il Ricco, è stato uno degli uomini più ricchi di tutti i tempi e ha manovrato i destini di papi e imperatori.

Jakob Fugger (Augusta, 6 marzo 1459 – Augusta, 30 dicembre 1525) ottavo dei dieci figli di un ricco mercante tedesco di tessuti. Aveva preso gli ordini minori in un monastero francescano quando le tragiche morti del padre e dei fratelli maggiori nel giro di pochi anni lo costrinsero a lasciare il convento per aiutare la madre e altri due fratelli nella gestione dell’azienda di famiglia, ad Augsburg (Augusta), in Baviera. Aveva vent’anni.

Si trasferì a Venezia, che in quegli anni era il centro più attivo per i traffici tra Oriente e Occidente e il punto di ritrovo dei mercanti europei. Il gruppo proveniente dalla Germania era uno dei più folti: alloggiavano e commerciavano nel Fondaco dei Tedeschi, a Rialto, e avevano nella chiesa di san Bartolomeo il proprio luogo di culto.

Intelligente, colto, amante dell’arte, intraprendente e affabile, Jakob Fugger si trovò ben presto a suo agio in quell’ambiente e instaurò promettenti contatti con i mercanti europei, intuendo quanto una dimensione internazionale potesse essere utile all’azienda.

Il suo rientro ad Augsburg nel 1481 coincise con il periodo di massimo splendore della città, che divenne la cornice perfetta per la realizzazione delle sue grandi idee. All’attività del ramo tessile infatti Jakob Fugger affiancò ben presto gli affari bancari.

In quegli anni l’assetto dell’Europa era profondamente cambiato: il consolidamento delle monarchie nazionali aveva indebolito l’aristocrazia favorendo una nuova forma di alleanza tra il sovrano e la classe dei mercanti-banchieri, che soli potevano finanziarne la dispendiosa politica militare.

L’impresa dei Fugger si dimostrò molto abile nel cogliere i segnali della nuova situazione e si trasformò nel giro di pochi anni in un’immensa potenza capitalistica.

La grande occasione per un audace decollo arrivò a Jakob Fugger nel 1487: prestò denaro all’arcivescovo Sigismondo d’Asburgo ottenendo in cambio il diritto allo sfruttamento delle miniere d’argento tirolesi. Fu l’inizio di una fortuna straordinaria. In pochi anni riuscì a dominare il mercato metallurgico europeo, conquistando il monopolio del rame d’Ungheria e del mercurio di Spagna.

L’intraprendenza di Jakob Fugger si impose sulla scena europea quando iniziò a finanziare i papi Giulio II, Leone X e Clemente VII (figlio di Giuliano de’ Medici morto nella congiura dei Pazzi) e gli imperatori d’Asburgo Massimiliano I e Carlo V.

Due episodi suscitarono eccezionale scalpore, attestando definitivamente il suo potere in Europa: la partecipazione nel 1517 alla cosiddetta vendita delle indulgenze, la pietra dello scandalo che suscitò lo sdegno di Martin Lutero dando l’avvio alla Riforma protestante, e l’ingente prestito che consentì a Carlo di comprare i voti dei principi elettori tedeschi conquistando il trono del Sacro romano Impero nel 1519, a scapito del rivale Francesco I di Francia.

Banchieri dell’imperatore e del papa, gestori della zecca romana fino al Sacco di Roma del 1527, organizzatori della Guardia Svizzera attiva dal 1506, finanziatori dell’impresa che portò Magellano a circumnavigare il globo terrestre nel 1519-22, Jakob Fugger e la sua impresa familiare sembravano occupare capillarmente tutta l’Europa. Le filiali di Fugger erano diffuse dalla Scandinavia a Napoli e dalla Russia al Portogallo, estendendosi poi, tramite Lisbona, fino alle Molucche e al Brasile. Innumerevoli erano i beni materiali smerciati, di prima necessità e di lusso: da Svezia e Russia importavano fustagno, rame e ottone; a Venezia acquistavano tessuti ricercati, gioielli, cristalli e spezie orientali vendendo a loro volta oro, argento e rame; dalle miniere della Polonia e della Carinzia estraevano il piombo; si procuravano sete e drappi di pregio a Milano, Bologna, Lucca e Firenze, mentre a Genova si rifornivano di preziosa argenteria proveniente dalla Spagna. Una fortuna senza precedenti, che rese Jakob l’uomo più ricco del mondo.

Jakob Fugger era anche un fervente cattolico. Prima di firmare qualsiasi contratto passava qualche minuto in raccoglimento davanti al Crocifisso e i suoi libri di contabilità riportavano la scritta Deo gratias.

In quegli anni di esplosione dei commerci e di rapidi arricchimenti molti riflettevano sui modi in cui il benessere materiale si potesse inserire in una visione cristiana della vita dell’uomo. Fugger appoggiò le controverse teorie esposte dal teologo Johannes Eck (che di lì a poco diverrà il principale oppositore di Lutero), il quale sosteneva che i profitti tratti dal capitale potessero legittimamente, per un cristiano, superare il 5%.

Nel 1515 Fugger lo inviò presso l’Università di Bologna, la più alta autorità nel diritto canonico, per sottoporre la questione ai professori. Dopo una lunga discussione, la teoria di Eck sui profitti fu da loro approvata, rasserenando Fugger.

Al rispetto dell’autorità Jakob Fugger univa la pratica della carità. Nel 1511 stabilì di riservare 30.000 fiorini ai bisogni degli indigenti e nel 1514 pose le basi di un nuovo, grandioso progetto: la Fuggerei di Augsburg, il primo esempio di edilizia popolare europea, un quartiere composto da 53 graziose casette distribuite in modo simmetrico e ordinato secondo le nuove teorie dell’urbanistica cinquecentesca.

Le abitazioni erano riservate agli indigenti cattolici e privi di debiti, che pagavano soltanto un fiorino all’anno, impegnandosi a recitare ogni giorno tre preghiere per i donatori. E ancora oggi la Fuggerei è abitata da 150 persone, che versano 88 centesimi di affitto annuo e pregano tre volte al giorno per Jakob e i suoi fratelli.

Al successo nella vita pubblica non corrispose una vita privata altrettanto felice. A 39 anni aveva sposato l’aristocratica diciottenne Sybille Artzt, ma non fu un matrimonio riuscito; la coppia non ebbe figli. Trent’anni di matrimonio non servirono a unirli: a due mesi appena dalla sua morte Sybille si risposò.

L’immensa fortuna fu ereditata dal nipote Anton Fugger. Purtroppo il legame di stretta dipendenza con il destino degli Asburgo esponeva i Fugger al rischio della catastrofe in caso di dissesto finanziario dello Stato. Già nel 1550 Anton, presentendo il pericolo, avrebbe voluto liquidare la società ma i debiti contratti dall’imperatore erano troppo alti per poter essere rimborsati. La situazione si trascinò fino alla prima e alla seconda bancarotta della Spagna, nel 1557 e nel 1575, per insolvenza. Tutti i debiti contratti da Carlo V e da suo figlio Filippo II furono azzerati. Con la terza, nel 1607, la fortuna dei Fugger ricevette il colpo decisivo. Nel 1630 rimaneva soltanto la proprietà fondiaria, oppressa dai debiti.

jakob fugger
Un’immagine contemporanea del quartiere Fuggerei di Augsburg in Germania

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