Marco Licinio Crasso nacque a Roma nel 114-115 a.C. da ricca e nobile famiglia.
Seguace di Silla, si distinse nel 71 a.C. nella repressione dell’insurrezione degli schiavi guidata da Spartaco. Crasso riuscì a respingerli in Calabria. Con Spartaco morirono circa 60 000 schiavi; 6000 schiavi superstiti furono fatti prigionieri e crocifissi lungo la via Appia.

Nel 70 a.C. Marco Licinio Crasso fu associato a Pompeo nel consolato. Per guadagnarsi il consenso della plebe e dei nobili moderati, essi smantellarono le riforme di Silla.

Crasso, Pompeo e Cesare nel Primo Triumvirato

Nel 60 a.C. Marco Crasso prese parte al Primo Triumvirato con Pompeo e Cesare.
Un accordo, per un certo tempo segreto, di carattere privato fra tre uomini che pianificavano il controllo dello Stato. I risultati non si fecero attendere.

Cesare, infatti, eletto console per l’anno 59 a.C., propose immediatamente una legge per la concessione di terre ai veterani di Pompeo; fece ratificare le conquiste di Pompeo nell’Oriente, mentre a favore di Crasso e dei cavalieri fu ridotto il canone di appalto pagato dai pubblicani allo Stato.

Per se stesso Cesare ottenne, allo scadere del consolato, l’assegnazione del proconsolato della Gallia Cisalpina e Narbonense dove allargò il dominio di Roma, sottomettendo tribù ostili e divenendo immensamente ricco (per un approfondimento leggi Cesare alla conquista della Gallia clicca qui).

Questa situazione proccupava Crasso così come Pompeo. Cesare capì che era necessario rinnovare gli accordi triumvirali. L’accordo fu confermato nel 56 a.C. in un incontro dei tre a Lucca e valse a Marco Licinio Crasso il secondo consolato assieme a Pompeo per il 55 a.C.; dopo il consolato, Crasso avrebbe ottenuto il governo della Siria, Pompeo quelle delle province iberiche e a Cesare la proroga dei poteri militari nelle Gallie.

Crasso e il regno dei Parti

Ottenuto il governo della Siria, Crasso pensò di utilizzare la carica di governatore per rafforzare il suo prestigio di condottiero, che non poteva assolutamente competere con quello di Pompeo e Cesare.

Decise quindi di intraprendere una spedizione contro il regno dei Parti, con il quale Roma aveva da qualche tempo rapporti difficili. Questo regno aveva avuto origine verso il 250 a.C., quando alcune tribù provenienti dall’Asia centrale si erano insediate nella Partia, una regione settentrionale dell’altopiano persiano. Approfittando della debolezza del regno seleucidico, queste genti (che presero il nome di Parti da quello del Paese da loro occupato) dilagarono in tutta la Persia, spingendosi fino alle rive del fiume Eufrate.

Marco Licinio Crasso morte

Crasso sottovalutò la reale forza dei Parti (la superiorità dei catafratti¹ e degli arcieri a cavallo) e la campagna militare, preparata e condotta in modo molto approssimativo, si concluse con la terribile disfatta della battaglia di Carre (53 a.C.).

Lo stesso generale vi perse la vita (12 giugno del 53 a.C.) ucciso da un Parto di nome Exatre, che gli tagliò il capo e la mano destra, poi consegnati al re dei Parti, Orode.

Quest’ultimo, racconta la leggenda, fece colare nella bocca di Crasso dell’oro fuso, per sottolineare l’ingordigia che aveva caratterizzato la vita di quest’uomo e che era stata anche causa della sua morte.

Il triumvirato ridotto a due soli protagonisti era finito e presto si sarebbe verificato lo scontro tra Giulio Cesare e Pompeo Magno.

¹Catafratti: cavalieri equipaggiati con armamento pesante che combattevano armati di lancia.

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