I missi dominici, letteralmente gli “inviati del signore” nel regno longobardo e poi in quello carolingio, erano i funzionari inviati, spesso in coppia (un ecclesiastico e un laico), dal sovrano e poi dall’imperatore nelle varie regioni sottomesse per svolgere le funzioni regie e controllare l’operato di chi in quelle aree deteneva le cariche pubbliche (marchesi, conti e vescovi).
I missi dominici che cosa facevano?
Vigilavano sui funzionari e avevano anche poteri di revoca degli stessi. In particolare, i missi dominici erano chiamati a vigilare sulla riscossione delle tasse e sullo stato delle finanze delle regioni visitate. Durante le loro missioni essi esercitavano la giustizia convocando e presiedendo ai placiti (le riunioni durante le quali venivano prese le decisioni più importanti del regno) in nome del sovrano. I loro ordini, in quanto accompagnati dal banno regio, s’imponevano a tutti.
Controllavano anche il clero e l’osservanza dei precetti religiosi da parte dei laici. Ad essi venivano sottoposti i processi giudiziari più gravi; le denunce tra singoli sul piano morale e religioso; le suppliche delle persone senza difesa (vedove e orfani).
Sotto l’impero carolingio, questa funzione assunse sempre più importanza, in quanto rappresentava uno degli strumenti principali con cui l’imperatore governava i vasti domini a lui sottomessi. Non a caso, proprio nei primi anni dell’impero essa venne regolamentata da diversi capitolari (leggi), validi in tutti i territori dell’impero.
In seguito al disfacimento dell’impero carolingio, però, anche questi funzionari persero potere e prestigio, e attorno al 10° secolo cessarono del tutto di essere nominati.