Home » Riassunti » Letteratura » Divina Commedia » Ciacco nella Divina Commedia: chi è e la profezia

Ciacco nella Divina Commedia: chi è e la profezia

Ciacco nella Divina Commedia lo troviamo nel canto 6 dell’Inferno, nel terzo cerchio, tra i golosi (VI, vv. 34-75) prostrati nel fango, sotto una pioggia eterna mista di acqua fetida, di grandine e di neve.

Nel canto VI dell’Inferno Ciacco riconosce Dante come fiorentino e gli chiede se lo riconosce: cosa impossibile dato il suo aspetto stravolto. Poi si presenta a Dante e a Virgilio Voi cittadini mi chiamaste Ciacco.

Dante allora gli pone tre domande sul destino politico di Firenze: cosa succederà alle fazioni in lotta; se vi sono cittadini giusti; quali sono le cause della discordia. Il dannato risponde con la sua profezia.

La profezia di Ciacco

Ciacco è il primo personaggio che rivela a Dante la profezia del suo esilio. Il dannato, in risposta a Dante che aveva chiesto notizie sulle contese tra le fazioni rivali a Firenze, profetizza prima la cacciata dei Guelfi Neri da parte dei Guelfi Bianchi, nel 1301; poi la caduta nel 1302 dei Bianchi, cioè la fazione di Dante, dovuta a papa Bonifacio VIII. I motivi dello scontro tra le due fazioni dei Guelfi, secondo Ciacco, sono la superbia, l’invidia e l’avarizia.

Attraverso le parole del condannato, che per la legge del contrappasso è coperto dal fango, Dante propone dunque una riflessione politica sulla vita comunale della città di Firenze, condannando la corruzione, il malgoverno e la faziosità per chi desidera il potere in politica e nella vita sociale.

Non scordiamoci che ciò che Ciacco predice con le sue parole è già accaduto nella realtà. Dante dunque conosce perfettamente i fatti, sa quale sarà il suo destino da esiliato e proprio per questo motivo manipola le informazioni a suo favore.

Chi è Ciacco e da dove veniva?

La sua figura non è stata ancora individuata storicamente. Oltre che da Dante è citato anche da Giovanni Boccaccio in una novella del Decameron (Biondello e Ciacco, novella ottava della nona giornata).

Alcuni hanno identificato il dannato con Ciacco dell’Auguillara, poeta e uomo di corte dell’alta società fiorentina. Tuttavia la maggior parte degli interpreti ritiene che Ciacco non è abbreviazione di un nome proprio (per esempio Giacomo o Jacopo) ma, piuttosto, appellativo comune: “maiale” vuol dire. E come un maiale Ciacco viene punito: condannato a rotolarsi in un lordo fango, sotto una pioggia infinita: pena, come dice Dante stesso, rispetto alla quale possono esservi di maggiori, ma nessuna “sì spiacente”, così spiacevole.

Chiunque egli sia, Dante ne fa il portavoce delle sue idee politiche e della sua condanna morale sulla situazione di Firenze, compito che altrove è affidato ad altri personaggi: Farinata (Inferno canto X), Marco Lombardo (Purgatorio XVI), Cacciaguida (Paradiso XVII).

Ultimi articoli

Giochi

Sullo stesso tema