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Cigola la carrucola del pozzo – Montale

Cigola la carrucola del pozzo di Eugenio Montale: testo, parafrasi, commento e analisi del testo.

La poesia fu scritta da Eugenio Montale nel 1924 e fa parte della raccolta Ossi di seppia.

Testo

Cigola la carrucola del pozzo,
l’acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un’immagine ride.
Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro…
Ah che già stride
la ruota, ti ridona all’atro fondo,
visione, una distanza ci divide.

Cigola la carrucola del pozzo parafrasi

La carrucola (la ruota con la scanalatura in cui scorre una fune o una catena, al termine della quale si aggancia il secchio per attingere acqua dal pozzo) del pozzo cigola, l’acqua risale verso la luce e si fonde con essa.
Sulla superficie dell’acqua del secchio ricolmo sembra affiorire un volto, un’immagine cara.
Avvicino il volto alle labbra incorporee (incorporee = perché si sono formate per effetto di pura suggestione evocativa): s’increspa l’immagine del passato, diventa estraneo come se appartenesse ad un altro.
Ah, la ruota (della carrucola) già stride, ti riporta nell’oscurità, o visione, una distanza incolmabile ci divide.

Cigola la carrucola del pozzo commento

Il perdersi dei volti familiari, delle persone amate, dei momenti di gioia, per l’incapacità della memoria a trattenerli vivi in sé e l’angoscia e la disperazione che ne deriva sono uno dei grandi temi di Montale, che in questa poesia trova una delle sue più perfette realizzazioni.

Nell’acqua portata alla luce da un secchio calato in un pozzo sembra al poeta di intravedere per un momento un volto caro, emerso anch’esso dalle profondità della memoria. Ma fermare quel ricordo, dargli consistenza e durata è impossibile. L’illusione di un recupero dura solo un attimo e la visione torna all’atro fondo, cioè nell’oscurità, nel buio da cui è mementaneamente emersa.

Il passato quindi non è più recuperabile con nettezza di contorni, si è deformato, appartiene a quell’altro «io» che ha visssuto e che è irrimediabilmente diverso da ciò che siamo ora e tentare di riviverlo ci porta a constatare in maniera angosciosa quanto sia impossibile.

Cigola la carrucola del pozzo analisi

Lo stile e le figure retoriche

La poesia è composta da un’unica strofa di versi endecasillabi, tranne il verso 7, che è un settenario, e il verso 8, che è un quinario.

Vi è la presenza di rime (pozzo / fondo; secchio / vecchio; ride / stride / divide); di assonanze (ricòrdo-ricòlmo, sècchio-cèrchio, accòsto-vòlto, àtro-passàto, defòrme-ridòna).

Le consonanze e le ripetizioni foniche disseminate nel testo creano un effetto d’eco e rendono compatto e musicale il ritmo (Cigola la carrucola; Trema un ricordo nel ricolmo secchio; stride la ruota; ridona all’atro fondo).

Il verbo «Cigola» (onomatopea), in apertura, dà l’idea di un rumore acuto e intenso, reso quasi percepibile dalle consonanti doppie di «carrucola» e di «pozzo».

L’espressione «stride / la ruota» corrisponde a «Cigola la carrucola» del primo verso, ma, oltre a rovesciarne il significato, accentua il suono “stridente” del verbo in un senso più cupo, che, svolgendosi attraverso l’enjambement nel verso successvio, si conclude con l’immagine dell’«atro fondo», simbolo della morte, reso più espressivo e incisivo dall’aggettivo raro e poetico, con allitterazione tr rispetto a «stride».

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