I clerici vagantes (espressione latina che significa “studenti vagabondi”), chiamati in un secondo tempo goliardi, erano giovani interessati alla cultura. A causa però della loro modesta condizione economica e sociale, non potevano partecipare con regolarità ai corsi delle università medievali.
Viaggiavano per l’Europa, seguendo gli spostamenti di maestri famosi o recandosi nelle università di maggior prestigio; vivevano di espedienti e spesso si mettevano al servizio dei professori o degli studenti più ricchi.
Erano spiriti liberi e la loro giovinezza li portava a ricercare e a cantare nelle loro poesie i piaceri della vita: l’amore, il gioco e il vino, visti come “virtù”, che distolgono dalla malinconia, e come rovesciamento parodistico dei valori morali diffusi dalla poesia religiosa del Duecento.
I componimenti dei clerici vagantes manifestano la loro mentalità libera, aperta e giocosa.
Carmina Burana, la raccolta dei canti dei clerici vagantes
La raccolta più famosa delle loro canzoni è costituita dai Carmina Burana, chiamati così dal monastero in cui nel 1803 si è ritrovato il manoscritto.
Si tratta di 250 poesie prevalentemente anonime, scritte per lo più in latino, ma anche in antico tedesco e francese, composte in epoche diverse e raccolte insieme all’inizio del XIII (13) secolo.
Alcuni testi della raccolta, tra cui Il canto dei bevitori, nel 1937 sono stati musicati dal compositore tedesco Carl Orff (1895-1982).